La basilica concattedrale di Ostuni; alla sinistra s'intravede l'antico palazzo vescovile, mentre sulla destra è l'antica sede del seminario diocesano.Il palazzo arcivescovile di Brindisi in piazza Duomo, sede del museo diocesano Giovanni Tarantini e della biblioteca arcivescovile Annibale de Leo.Facciata della basilica di Santa Maria della Vittoria a San Vito dei Normanni.Esempio di barocco leccese: la chiesa di San Giovanni a San Vito dei Normanni.Cripta della Madonna della Favana a Veglie.La chiesa madre di Guagnano.
Territorio
La diocesi comprende 14 comuni pugliesi di 3 distinte province:
in provincia di Brindisi i comuni di Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Mesagne, Ostuni, San Donaci, San Michele Salentino, San Pancrazio Salentino e San Vito dei Normanni;
in provincia di Lecce i comuni di Guagnano, Leverano, Salice Salentino e Veglie.
Sede arcivescovile è la città di Brindisi, dove si trova la basilica cattedrale di San Giovanni Battista. A Ostuni sorge la basilica concattedrale di Santa Maria dell'Assunzione. Oltre a queste chiese, nel territorio sorgono altre due basiliche minori: la basilica della Vergine Santissima del Carmelo a Mesagne, e la basilica di Santa Maria della Vittoria a San Vito dei Normanni.
Parrocchie e vicariati
Il territorio si estende su 1.254 km² ed è suddiviso in 58 parrocchie, raggruppate in 6 vicarie, 4 foranee e 2 urbane.
vicaria San Lorenzo da Brindisi: comprende 17 parrocchie nella città di Brindisi;
vicaria San Biagio: comprende le 9 parrocchie di Ostuni;
vicaria Madonna del Carmine: comprende le 7 parrocchie di Mesagne;
vicaria San Rocco: comprende le 3 parrocchie di Locorotondo;
vicaria San Vito Martire: comprende 9 parrocchie nei comuni di Carovigno, San Michele Salentino e San Vito dei Normanni;
vicaria Santa Maria Assunta: comprende 14 parrocchie nei comuni di Cellino San Marco, Guagnano, Leverano, Salice Salentino, San Donaci, San Pancrazio Salentino e Veglie.
Santa Maria Madre della Chiesa (santuario diocesano);
Carovigno:
Maria Santissima di Belvedere (santuario cittadino);
Ostuni:
Madonna della Grata (santuario cittadino);
Sant'Oronzo;
San Biagio;
San Pancrazio Salentino:
Sant'Antonio alla Macchia (santuario cittadino).
Storia
Ostuni
La tradizione storiografica locale, ripresa da Cappelletti e da Gams, ha attribuito a Ostuni un vescovo Melazio, menzionato in una lettera di Gregorio Magno del 596; tuttavia, come dimostra Lanzoni, nessun vescovo di questo nome appare nell'epistolario gregoriano nell'anno indicato, mentre nel 601 compare un Melantio Rotumo, che era vescovo di Rouen. Una parochia Stoniensium è menzionata nell'epistolario di papa Gelasio I, «ma sembra debba leggersi Histoniensium, cioè di Histonium (Vasto), non Hostunensium».
Ostuni appare per la prima volta nei documenti ecclesiastici sul finire del X secolo. In un diploma del 996, Gregorio di Brindisi si identifica come episcopus Ecclesie Brundisine et Monopolitane seu Stunense civitatis, ossia vescovo di Brindisi e Monopoli o della città di Ostuni. Secondo il Guerrieri, «nelle città di Monopoli e di Ostuni, città nuove in que' tempi, non ancora erano stare erette le cattedre vescovili; ma nella fine del X secolo formavano porzione della diocesi brindisina, anzi erano i luoghi più insigni della medesima». Autori locali invece ritengono che a quell'epoca Ostuni fosse già sede vescovile, eretta dai Bizantini, momentaneamente vacante e amministrata dai vescovi di Brindisi.
Di certo la diocesi è documentata a partire dalla metà circa dell'XI secolo. Il vescovo Deodatus è menzionato in una carta dell'arcivescovo Eustasio di Brindisi del 1059 circa; si tratta forse dello stesso vescovo Datto che prese parte alla consacrazione della basilica abbaziale di Cassino nel 1071. La diocesi è attestata come suffraganea dell'arcidiocesi di Brindisi.
Numerose erano le comunità religiose presenti nel territorio. Sono noti i monasteri dei benedettini cassinesi di Santo Stefano (1122), di San Biagio (1148) e del Santissimo Salvatore (1206). Nel 1226 arrivarono i cavalieri teutonici per la cura degli infermi, nei pressi della chiesa di Santa Sabina; e nel 1219 i francescani ottennero l'antico convento cassinese di Santo Stefano. Nel 1450 fu edificato fuori le mura il convento dei carmelitani, nel 1585 quello dei cappuccini e nel 1591 quello dei domenicani, ceduto nel 1620 ai minimi.
Tra i vescovi ostunesi si possono ricordare: Bartolomeo Mezzavacca (1374-1378), trasferito alla diocesi di Rieti e poi creato cardinale; Nicola de Arpono (1437-1470), che promosse la costruzione della cattedrale; Giovanni Carlo Bovio (1557-1564), che indisse una visita pastorale della propria diocesi durata due anni e poi prese parte da protagonista al concilio di Trento; Giulio Cesare Carafa (1578-1603), che indisse un sinodo diocesano nel 1588 per l'attuazione delle riforme tridentine; Benedetto Milazzi (1679-1706), che eresse il seminario e fece istituire nel palazzo vescovile (1698) una pinacoteca dei vescovi di Ostuni.
Sul finire del XVIII secolo Ostuni risentì delle tensioni fra la Santa Sede e il regno di Napoli, che avranno termine con un'intesa del 1791 con la quale il vescovo di Ostuni diventava di nomina regia. Tuttavia la sede di Ostuni fu vacante già dal 1794 e il 27 giugno 1818 fu soppressa con la bollaDe utiliori di papa Pio VII ed il suo territorio unito a quello dell'arcidiocesi di Brindisi. Il 14 maggio 1821 però essa veniva ripristinata dal medesimo papa con la bolla Si qua prae e concessa in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Brindisi. La diocesi comprendeva i comuni di Ostuni, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e Locorotondo.
Brindisi
Primo millennio
Brindisi, primo approdo per le navi provenienti dall'Oriente, ricevette il cristianesimo probabilmente fin dagli inizi dell'era cristiana. Secondo la tradizione il primo vescovo fu san Leucio, ricordato nel martirologio geronimiano, le cui fonti agiografiche sono tuttavia incoerenti con molti elementi anacronistici, che rendono difficile collocare il santo in un periodo storico ben definito. Tradizionalmente, si è attribuito alla sede brindisina Marco, metropolita che prese parte al concilio di Nicea del 325 e che ne firmò gli atti come metropolita Calabriensis, ossia del Salento.
Il primo vescovo brindisino storicamente accertato è Giuliano, menzionato in una lettera di papa Gelasio I (492-496), che annuncia al clero e al popolo della città l'arrivo del nuovo vescovo, consacrato a Roma dal papa, ed impartisce al contempo disposizioni di ordine disciplinare ed ecclesiastico. All'epoca di Gregorio Magno (590-604) la sede di Brindisi era vacante ed affidata in amministrazione, almeno dal 595 al 601, a Pietro, vescovo di Otranto; in una delle lettere inviate a Pietro, si fa menzione di san Leucio e delle sue reliquie, indizio che all'epoca il culto al santo era già diffuso e radicato in terra brindisina.
Molti vescovi riportati dalle cronotassi tradizionali sono menzionati nelle vite di san Leucio e di san Pelino; al primo sono riferiti i presunti vescovi Leone, Sabino, Eusebio e Dionisio, mentre a Pelino sono riferiti i vescovi Proculo e Ciprio. Non è dato sapere se questi vescovi siano realmente esistiti, essendo documentati solo nelle vite dei due santi. Di certo, la sede vacante a Brindisi sembra essere documentata ancora nel VII secolo; infatti nei concili romani del 649 e del 680, dove furono presenti diversi vescovi pugliesi e salentini, non è mai documentato il vescovo brindisino. Nella seconda metà dell'Ottocento è stato scoperto un sarcofago con l'iscrizione funeraria del vescovo Prezioso, deceduto il 18 agosto di un anno sconosciuto tra il VI e il VII secolo.
Nel 674 la città fu distrutta dai Longobardi, i quali fecero di Oria il loro caposaldo. In questo contesto, i vescovi di Brindisi trasferirono la loro sede nella nuova città. Il primo vescovo di Brindisi a Oria fu Magelpoto, nome di origine longobarda, la cui iscrizione dedicatoria, databile all'VIII secolo, è stata trovata nel 1942. Tra i vescovi di questo periodo il più noto è Teodosio (o Teodoro), il cui episcopato è durato per circa trent'anni, dall'865 all'895. «Alla morte di Paolo fu eletto vescovo: avrebbe curato allora la costruzione della cattedrale dell'Assunta, del sacello di san Barsanofio, il cui corpo sarebbe giunto nell'873, celebrato un sinodo diocesano nell'880-881, ottenuto una reliquia di san Leucio nell'881, tentata la ricostruzione di Brindisi. Sarebbe stato ancora incaricato di una missione a Bisanzio da parte del pontefice Stefano IV (885-91) nell'886, ottenendo allora i corpi dei santi Crisante e Daria. Rientrato in Italia nell'887 sarebbe morto, ottantunenne, nell'895.» A Teodosio si deve la ricostruzione della basilica di san Leucio a Brindisi (distrutta nel 1720).
A partire dalla fine del IX secolo i territori di Oria e di Brindisi furono occupati dai Bizantini. La diocesi rimase sostanzialmente di rito latino per almeno un secolo, ed è presumibile che solo all'epoca di Niceforo Foca la chiesa brindisina e oritana sia stata grecizzata nei riti. Nel 979 il vescovo Andrea venne ucciso dal protospatario imperiale Porfirio; questo determinò forse l'allontanamento dei vescovi da Oria, perché il successore, Gregorio, nei suoi atti si nominò episcopus Ecclesie Brundisine et Monopolitane seu Stunense civitatis, ossia vescovo di Brindisi e Monopoli o della città di Ostuni.
È in epoca bizantina che la sede fu elevata al rango di arcidiocesimetropolitana. Il primo arcivescovo documentato è il successore di Gregorio, Giovanni. In un diploma del 1033, trentasettesimo anno del suo episcopato, Giovanni conferma Leone quale vescovo di Monopoli: «Il documento prova la facoltà concessa a Giovanni di eleggere vescovi suffraganei; il provato esercizio metropolitico può essere considerato indizio sicuro del documento ufficiale, purtroppo mancante, con il quale la sede di Brindisi ed Oria era stata elevata ad arcivescovado metropolitano.» Oltre a Monopoli, è probabile che in quest'epoca facesse parte della provincia ecclesiastica di Brindisi anche la diocesi di Ostuni, il cui primo vescovo è documentato nel 1059.
Secondo millennio
A partire dalla seconda metà dell'XI secolo il territorio fu conquistato dai Normanni, che procedettero alla ricostruzione della città di Brindisi ed ottennero dal papa la traslazione della cattedra episcopale da Oria nella sua sede originaria. Godino fu il primo arcivescovo a porre nuovamente la sua sede a Brindisi su ordine di papa Urbano II con bolla del 3 aprile 1089; la basilica di san Leucio divenne la cattedrale provvisoria dell'arcidiocesi, ma già nel 1089 lo stesso pontefice Urbano II era presente a Brindisi per consacrare il perimetro e porre la prima pietra della nuova cattedrale che sarà terminata entro il 1143. Lo stesso papa tolse alla metropolia di Brindisi la sede di Monopoli, che divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede (1091).
Con il ritorno degli arcivescovi a Brindisi, gli abitanti e la città di Oria non accettarono questi cambiamenti e dettero inizio ad una contesa sulla sede vescovile e su quale delle due avesse la preminenza, querelle che si protrasse fino alla fine del XVI secolo. I papi intervennero in più occasioni per ribadire che Oria non era una diocesi autonoma annessa a quella di Brindisi, ma un territorio dipendente direttamente dagli arcivescovi brindisini. Dal canto loro, gli arcivescovi erano restii a ritornare a Brindisi e in diverse occasioni i pontefici dovettero richiamarli all'ordine di Urbano II del 1089. A partire dal XIII secolo sembra che la questione, almeno momentaneamente, si risolse con l'assunzione da parte degli arcivescovi del doppio titolo, già in uso nei secoli precedenti.
La questione fu ripresa con la nomina arcivescovile di Francesco Aleandro nel 1541, al quale fu impedito dal clero e dall'università di Oria l'ingresso e la visita pastorale della città. L'arcivescovo si appellò alla Santa Sede e papa Paolo III, con bolla del 20 maggio 1545, ribadì le antiche disposizioni dei suoi predecessori. La controversia continuò coi successori di Aleandro, in particolare con Giovanni Carlo Bovio (1564-1570), che inaspettatamente appoggiò le istanze di Oria; negli ultimi anni del suo episcopato visse in questa città costruendo un sontuoso palazzo vescovile. La controversia fu definitivamente risolta il 10 maggio 1591, quando papa Gregorio XIV decise la separazione delle due sedi e la nascita della diocesi di Oria, che contestualmente divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Taranto.
In questo stesso periodo nacque a Brindisi Lorenzo Russo (1559-1619), dei frati minori conventuali, canonizzato da papa Leone XIII nel 1881 e dichiarato dottore della Chiesa da papa Giovanni XXIII nel 1959. «Questo santo, conosciuto più comunemente come Lorenzo da Brindisi, si distinse non solo per le sue capacità dottrinali e diplomatiche che mise al servizio della corte spagnola, ma anche per la sua profonda spiritualità eucaristica e mariana, accompagnata spesso da rivelazioni mistiche. Egli fu promotore in Brindisi della costruzione di un convento di clarisse intitolato a santa Maria degli Angeli.»
Dalla seconda metà del XVI secolo, gli arcivescovi si impegnarono nell'applicazione delle decisioni del concilio di Trento. Giovanni Carlo Bovio indisse una prima visita pastorale della diocesi; il successore Bernardino Figueroa (1571-1586) si preoccupò di disciplinare la vita dei chierici e dei religiosi; Juan Pedrosa (1598-1604) celebrò nel 1601 un primo sinodo diocesano; il successore Giovanni Falces, nei suoi trent'anni di episcopato (1605-1636) celebrò ben nove sinodi, il primo dei quali nel 1608, dopo una visita pastorale all'arcidiocesi; allo stesso arcivescovo si devono l'istituzione di alcuni monti di pietà e del seminario arcivescovile nel 1608. Nel 1720 Pablo Vilana Perlas fece costruire un nuovo seminario, portato a termine da Antonino Sersale nel 1744.
Tra Settecento e Ottocento l'arcidiocesi fu guidata da Annibale de Leo (1798-1814), che «riuscì a conciliare la scienza con la pietà dando vita non solo alla più completa raccolta di diplomi e di fonti storiche della diocesi brindisina, ma anche a tutte quelle opere di carità finalizzate a sostenere i ceti più poveri della sua diocesi, in particolare le donne traviate e orfane».
Con la bollaDe utiliori del 27 giugno 1818, papa Pio VII soppresse la diocesi di Ostuni unendone il territorio a quello di Brindisi, che così perse l'unica sua sede suffraganea. Tuttavia la diocesi di Ostuni fu ristabilita il 14 maggio 1821 e concessa in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Brindisi.
Brindisi-Ostuni
Il 20 ottobre 1980 in forza della bolla Conferentia Episcopalis Apuliae di papa Giovanni Paolo II l'arcidiocesi di Brindisi, pur mantenendo la dignità arcivescovile, perse il rango di metropolia e assieme alla diocesi di Ostuni divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce.
Il 30 settembre 1986 con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi l'arcidiocesi di Brindisi e la diocesi di Ostuni furono unite plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.
L'arcidiocesi ha accolto la visita pastorale di papa Benedetto XVI il 14 e il 15 giugno 2008.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Antonio Paluci, O.F.M. † (13 febbraio 1413 - 1423 deceduto)
Giovanni de Pede † (25 ottobre 1423 - 25 febbraio 1437 nominato vescovo di Zante e Cefalonia)
Nicola de Arpono † (25 febbraio 1437 - dopo il 4 marzo1470 deceduto)
Bartolomeo Antonio de Salmen † (24 settembre 1470 - dopo il 15 agosto 1474 deceduto)
Francesco Spallucci † (29 aprile 1478 - 1484 deceduto)
Carlo de Gualandi † (5 luglio 1484 - 24 marzo 1498 deceduto)
Francesco de Rizzardis † (24 gennaio 1499 - prima dell'8 dicembre 1504 deceduto)
Sede vacante (1504-1509)
Corrado Caracciolo † (5 dicembre 1509 - 1516 deceduto)
Giovanni Antonio de Rogeriis † (11 maggio 1517 - 1530 deceduto)
Pietro Bovio † (21 ottobre 1530 - prima del 7 dicembre1557 deceduto)
Giovanni Carlo Bovio † (prima del 7 dicembre 1557 succeduto - 21 giugno 1564 nominato arcivescovo di Brindisi e Oria)
Vincenzo Cornelio † (25 ottobre 1564 - luglio/settembre1578 deceduto)
Giulio Cesare Carafa † (5 novembre 1578 - 1603 deceduto)
Giovanni Domenico d'Ettore † (28 gennaio 1604 - 1605 deceduto)
Vincenzo Meligne † (17 maggio 1606 - 13 settembre 1639 deceduto)
Fabio Magnesio † (9 gennaio 1640 - agosto 1659 deceduto)
Carlo Personè † (26 gennaio 1660 - 22 agosto 1678 deceduto)
Benedetto Milazzi † (10 aprile 1679 - novembre 1706 deceduto)
Bisanzio Fili † (11 aprile 1707 - aprile 1720 deceduto)
Conone Luchini dal Verme † (16 dicembre 1720 - 12 aprile 1747 deceduto)
Francesco Antonio Scoppa † (15 maggio 1747 - 25 febbraio 1782 deceduto)
Sede vacante (1782-1792)
Giovan Battista Brancaccio † (27 febbraio 1792 - 15 ottobre 1794 deceduto)
Sede vacante (1794-1818)
Sede soppressa (1818-1821)
Sede in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Brindisi (1821-1986)
Sede di Brindisi
Vescovi di Brindisi
San Leucio, primo vescovo di BrindisiPapa Paolo IV, nato Gian Pietro Carafa, arcivescovo di Brindisi e Oria (1518-1524)L'arcivescovo di Brindisi e Oria Girolamo Aleandro (1524-1541)L'arcivescovo Raffaele Ferrigno, arcivescovo di Brindisi (1856-1875); foto f.lli D'AlessandriRocco Talucci, arcivescovo di Brindisi-Ostuni (2000-2012)Domenico Caliandro, arcivescovo di Brindisi-Ostuni (2012-2022)
Orazio Semeraro (Veglie, 4 aprile 1906 - Ostuni, 23 agosto 1991), vescovo di Cariati (1957-1967), arcivescovo titolare di Faleri e coadiutore dell'arcidiocesi (1967-1975);
Armando Franco (Mesagne, 6 maggio 1922 - Oria, 15 dicembre 1997), vescovo di Melfi, Rapolla e Venosa (1976-1981) e di Oria (1981-1997);
Settimio Todisco (Brindisi, 10 maggio 1924), vescovo titolare di Bigastro e amministratore apostolico sede plena delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi (1969-1975), arcivescovo di Brindisi (1975-2000);
Mario Miglietta (Leverano, 25 gennaio 1925 - Albano Laziale, 17 gennaio 1996), arcivescovo di Conza e vescovo di Sant'Angelo dei Lombardi e Bisaccia (1978-1981), arcivescovo, titolo personale, di Ugento-Santa Maria di Leuca (1981-1992);
Francesco Gioia, O.F.M.Cap. (San Vito dei Normanni, 21 luglio 1938), arcivescovo di Camerino-San Severino Marche (1990-1993), presidente della Peregrinatio ad Petri Sedem;
L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 263.650 persone contava 259.400 battezzati, corrispondenti al 98,4% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1948
187.000
188.000
99,5
146
120
26
1.280
34
175
33
1959
226.065
226.065
100,0
147
112
35
1.537
40
284
37
1970
331.466
332.016
99,8
171
135
36
1.938
44
407
48
1980
269.790
270.943
99,6
165
132
33
1.635
37
364
57
1990
274.584
276.184
99,4
159
128
31
1.726
3
35
278
60
1999
280.000
281.149
99,6
152
120
32
1.184
8
38
228
61
2000
277.841
279.841
99,3
158
121
37
1.442
9
38
211
61
2001
283.836
285.836
99,3
164
125
39
1.730
10
45
145
61
2002
290.000
293.849
98,7
163
120
43
1.779
10
47
200
62
2003
274.000
276.727
99,0
154
119
35
1.779
10
45
200
61
2004
291.000
294.220
98,9
161
121
40
1.807
9
44
200
59
2006
272.000
274.326
99,2
154
118
36
1.766
13
43
230
59
2012
281.593
284.593
98,9
156
126
30
1.805
11
36
180
60
2015
273.141
276.604
98,7
160
126
34
1.707
14
39
184
60
2018
265.560
269.900
98,4
152
119
33
1.747
13
66
141
59
2020
264.660
269.000
98,4
146
115
31
1.812
11
44
156
60
2022
259.400
263.650
98,4
144
113
31
1.801
16
38
141
58
Note
^DECRETO TITOLO, dal sito ufficiale (PDF), su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 13 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2014).
^Il numero totale delle parrocchie desumibile dal sito ufficiale dell'arcidiocesi (59) non corrisponde al numero delle parrocchie indicato dall'Annuario Pontificio 2023 (58).
^Questo vescovo, assente nella prima edizione dell'Italia sacra di Ughelli, venne aggiunto nell'edizione del 1721, in base alla cronotassi ostunese redatta dal vescovo Benedetto Milazzi all'inizio del Settecento, che a sua volta ricavava il nome di Mansoldus da una pergamena oggi non più esistente. Tuttavia, come notano sia Coletti (Italia sacra, IX, col. 46) che Pepe (Memorie storico-diplomatiche…, p. 9), per un'errata lettura della pergamena, questo vescovo potrebbe essere il vescovo Maroldus documentato esattamente un secolo dopo.
^Vescovo documentato nella cronotassi redatta all'inizio del Settecento da Benedetto Milazzi in base a due pergamene oggi non più esistenti. Pepe, Memorie storico-diplomatiche…, p. 10.
Kamp, Kirche und Monarchie..., II, pp. 681-687.
^I vescovi Francesco (1209) e Roberto (1215) menzionati, con il beneficio del dubbio da Pepe (p. 38), sono desunti dalla pinacoteca dei vescovi del palazzo vescovile; ma nei documenti che comproverebbero l'esistenza di questi due prelati, i loro nomi non appaiono (Kamp, Kirche und Monarchie..., II, 684, nota 36.
^Il vescovo Giovanni, registrato da Pepe al 1241 (p. 45) e desunto dalla pinacoteca vescovile, è frutto di una confusione con il vescovo Giovanni del XII secolo. (Kamp, Kirche und Monarchie..., II, 685, nota 48.
^Pepe (Memorie storico-diplomatiche…, pp. 86-87) documenta che l'8 dicembre 1504 il cardinale Ascanio Sforza era vescovo commendatario della diocesi di Ostuni.
^Deceduto tra il 21 luglio e il 12 settembre (Pepe, Memorie storico-diplomatiche…, p. 123.
^I nomi di Leone, Sabino, Eusebio e Dionisio sono menzionati nella Vita di san Leucio; non è tuttavia chiaro se siano stati realmente vescovi di Brindisi.
^Dalle lettere di papa Gregorio I, la sede risulta essere vacante nel 595 e lo era ancora nel 601.
^I nomi dei vescovi Proculo e Ciprio compaiono nella Vita di san Pelino, come immediati predecessore e successore del santo.
^I vescovi Giovanni I e Paone (o Paolo), inseriti in alcune cronotassi tra i vescovi brindisini, furono in realtà arcivescovi di Bari a cui i papi concessero di portare il titolo di Brindisi. Così scrive Carito: «L'egemonia di Bisanzio sul Salento determina il tentativo di comprendere le diocesi salentine nel patriarcato di Costantinopoli. Roma, a salvaguardia dei propri diritti, attribuisce il titolo della sede di Brindisi ai vescovi di Canosa [con sede a Bari]. Si hanno così vescovi residenti la cui elezione è confermata da Bisanzio e vescovi nominali cui il titolo è conferito da Roma».
^Il 1022 è l'anno della sua consacrazione; probabilmente eletto nel 1118.
^La località d'origine di questo Pietro è data da Kamp (op. cit, p. 663). Gams, seguito con le dovute cautele anche da Eubel, attribuisce questo titolo all'omonimo vescovo documentato a partire dal 1231.
^La sede di Brindisi risulta essere vacante da novembre 1215 a novembre 1216; Pellegrino II è documentato per la prima volta il 18 dicembre 1216. Kamp, op. cit., p. 667.
^La sede di Brindisi è vacante il 13 maggio 1223; Kamp, op. cit., p. 671.
^Documentato dal 3 maggio all'8 luglio 1224; Kamp, op. cit., pp. 671-672.
^La sede di Brindisi è ancora vacante il 29 gennaio 1227.
^Il 7 gennaio 1850 nominato arcivescovo titolare di Damiata.
^Nominato arcivescovo titolare di Gerapoli di Siria
Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. IX, seconda edizione, Venezia, 1721, coll. 3-46
Vito Guerrieri, Chiesa metropolitana di Brindisi, in: Vincenzio d'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1848, pp. 93–127
Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, 1870, vol. XXI, pp. 113–122
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Voci correlate
Cattedrale di Brindisi
Concattedrale di Ostuni
Seminario arcivescovile di Brindisi
Museo diocesano Giovanni Tarantini
Biblioteca arcivescovile Annibale de Leo
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Collegamenti esterni
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(EN) Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, su GCatholic.org.
(EN) Diocesi di Ostuni, su GCatholic.org.
Sito ufficiale del "Centro studi per la storia dell'Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni"
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