L'inglese è di gran lunga la lingua germanica occidentale più parlata, con oltre un miliardo di locutori in tutto il mondo. In Europa, le tre lingue germaniche occidentali più diffuse sono l'inglese, il tedesco e l'olandese. Il gruppo comprende decine di altre lingue, tra cui il frisone, il basso tedesco, lo scots, il lussemburghese, l'afrikaans e lo yiddish. Esistono inoltre numerosi creoli, patois e pidgin basati su olandese, inglese e tedesco (che non sono tuttavia propriamente classificati come parte del gruppo germanico occidentale).
Storia
Origine
Le lingue germaniche sono tradizionalmente divise in tre gruppi: occidentale, orientale e settentrionale. Data la scarsità di attestazioni, l'esatta relazione tra questi gruppi è stata difficile da determinare e alcune varietà rimangono di difficile classificazione. Una di esse è la non attestata lingua degli Juti: oggi, la maggioranza dei linguisti classifica lo jutico antico come una varietà germanica occidentale che tuttavia condivide diverse caratteristiche con il germanico settentrionale.
Dal punto di vista archeologico, i popoli germanici occidentali si separarono dalla cultura di Jastorf (solitamente associata all'orizzonte proto-germanico) attorno al I secolo a.C.
Fino alla fine del XX secolo, alcuni studiosi ritenevano che tutte le lingue germaniche fossero rimaste mutualmente intellegibili fino al termine del periodo delle migrazioni, mentre altri sostenevano che i locutori di dialetti germanici occidentali non fossero più in grado di comprendere le varietà orientali, come il gotico, già a partire dal III secolo. Tuttavia, in seguito ai consistenti progressi fatti nello studio sulle lingue germaniche all'inizio del XXI secolo, esiste oggi un generale consenso nella comunità linguistica sulla non mutua intellegibilità tra germanico occidentale e orientale nel periodo tardo antico, mentre una parziale intellegibilità rimaneva tra germani occidentali e settentrionali.
Quest'ultimo punto, unito al fatto che le lingue germaniche occidentali e settentrionali condividono alcune innovazioni linguistiche non presenti nelle lingue germaniche orientali (vedi la sezione Sviluppi fonologici e fonotattici dal proto-germanico), ha portato alcuni linguisti a ipotizzare l'esistenza di una fase "germanica nordoccidentale" condivisa.
Prime attestazioni
Area di diffusione delle lingue germaniche occidentali attorno al 580
Le più antiche testimonianze scritte di lingue germaniche occidentali si trovano in alcune opere latine classiche, come il De bello Gallico di Cesare, la Naturalis historia di Plinio il Vecchio o la Germania di Tacito. In questi testi sono riportati, latinizzati, oltre ai nomi di tribù, divinità e popoli germanici, anche alcuni vocaboli quali alces (alce), ganta (oca), glaesum (ambra), sapo (unguento) e urus (uro). Le più antiche testimonianze scritte autoctone del germanico occidentale sono un'ottantina di iscrizioni in runico (tra cui il ) risalenti dal III al VII secolo, quando la tradizione runica fu abbandonata in seguito alla cristianizzazione.
Una tradizione un minimo più consistente di testimonianze scritte delle varietà germaniche occidentali ebbe inizio nel V-VI secolo. Risalgono a questo periodo, per esempio, le varie raccolte giuridiche dei regni romano-barbarici (come la Lex salica di Clodoveo I o l'editto di Rotari dell'omonimo re longobardo) le quali, sebbene scritte in latino, contengono numerosi vocaboli provenienti dalle rispettive lingue germaniche occidentali parlate dalla classe dominante (rispettivamente il francone antico e il longobardo).
La trasmissione di interi testi iniziò nell'VIII secolo. A questo secolo risalgono i primi documenti in lingua inglese antica, tra cui il poema epico Beowulf (sebbene il manoscritto più antico giuntoci di questa opera risalga al X secolo). Allo stesso periodo risalgono i primi testi nelle varianti antiche del bavarese, dell'alemanno e del francone superiore, raccolte collettivamente sotto il termine ombrello di alto tedesco antico. Dal IX secolo ci sono giunti i primi testi in sassone antico, antenato del moderno basso tedesco, come la o lo Heliand. Il frisone antico è invece documentato in forma scritta solo a partire dal XIII secolo.
Sviluppi successivi
Durante l'alto medioevo, il continuum linguistico delle lingue germaniche occidentali fu interrotto, da una parte, dallo sviluppo insulare dell'inglese antico e, dall'altra, dalla rotazione consonantica alto-tedesca, iniziata attorno al VII secolo nelle attuali Austria, Svizzera e Germania meridionale e poi propagatasi verso nord. Quest'ultimo sviluppo linguistico distinse le lingue alto-tedesche dal resto del germanico occidentale e creò in esso un nuovo gradiente dialettale basato sul grado di completamento della rotazione consonantica: da un totale completamento nelle varietà più meridionali (come il walser o il ) a una totale assenza nelle varietà più settentrionali (come il basso tedesco o l'olandese).
Elenco delle lingue germaniche occidentali
Le suddivisioni fra le varie famiglie e sottofamiglie del germanico occidentale non sono da considerarsi nette o esatte, poiché spesso i singoli idiomi locali sono parte di ampi continua dialettali dai confini sfumati.
Di seguito un elenco parziale delle lingue germaniche occidentali (sono riportate anche le lingue estinte o rimpiazzate da versioni più recenti).
Se una lingua proto-germanica-occidentale è effettivamente esistita (vedi sotto la sezione Dibattito sul germanico occidentale), essa deve essere stata parlata tra il II e il VII secolo. Fino alla fine del II secolo, infatti, la lingua delle iscrizioni runiche in Scandinavia e quella delle iscrizioni in Germania settentrionale sono talmente simili da essere sostanzialmente indistinguibili (fase linguistica talvolta definita "proto-germanico-nordoccidentale"), motivo per cui la separazione tra il ramo settentrionale e quello occidentale del germanico deve esse avvenuta dopo questa data. Tra il IV e il V secolo avvennero le grandi migrazioni ed entro la fine del VI secolo l'area nella quale le varietà germaniche occidentali erano parlate (perlomeno dalle classi alte) si era triplicata rispetto a duecento anni prima. Questa espansione accelerò la disintegrazione della lingua germanica occidentale portando alla nascita delle sue lingue figlie.
Per quanto progressivamente differenziatisi, si ritiene che, sulla base della loro sintassi quasi identica, i dialetti germanici occidentali fossero ancora abbastanza simili tra loro da essere mutualmente intellegibili fino al VII secolo. L'avvento della rotazione consonantica alto-tedesca, sempre nel VII secolo, può essere considerato come la fine dell'unità linguistica tra i dialetti germanici occidentali, sebbene i suoi effetti da soli non dovrebbero essere sopravvalutati. È infatti molto probabile che la mutua intellegibilità tra dialetti spazialmente prossimi permase anche a cavallo dell'isoglossa della rotazione.
Ricostruzione del proto-germanico-occidentale
Diversi studiosi e accademici hanno pubblicato varie ricostruzioni dei paradigmi morfologici del proto-germanico-occidentale e molti autori hanno tentato di ricostruire singoli morfemi o lessemi, ma la prima ricostruzione complessiva della protolingua germanica occidentale è stata pubblicata nel 2013 da , seguito nel 2014 da e .
Fonologia e fonotassi
Sviluppi fonologici e fonotattici dal proto-germanico
Il sistema fonologico e fonotattico del proto-germanico-occidentale ricostruito non differisce molto da quello del proto-germanico, con pochi cambiamenti nella categorizzazione e nella realizzazione fonetica di alcuni fonemi.
Alcuni dei cambiamenti fonologici e fonotattici più rilevanti comuni a tutte lingue germaniche occidentali e quindi ascrivibili a un'ipotetica protolingua sono:
Delabializzazione delle consonanti labiovelari tranne che in principio di parola.
Assimilazione di *-zw- e *- đw- a *-ww- e.g. *izwiz > *iwwiz 'voi' dat.; *feđwōr > *fewwōr 'quattro'.
Fortizione di [ð], allofono fricativo di /d/, a [d] in tutte le posizioni (le altre due fricative [β] e [ɣ] restano invece invariate). Questo fenomeno è necessariamente accaduto dopo l'assimilazione di *-zw- e *- đw- a *-ww-.
Sostituzione della desinenza della seconda persona singolare del preterito -t con -ī nell'indicativo e nel congiuntivo. Da più di 150 anni è aperto un dibattito scientifico su quale sia la migliore spiegazione per queste forme insolite. Oggi, la maggioranza dei linguisti, a partire da nel 1885, seguito da (1922),Hermann Hirt (1932),Edgar Charles Polomé (1964), (1971), e Wolfram Euler (1992) e (2004), spiegano questa desinenza come un relitto del tempo aoristo del proto-indoeuropeo. Secondo questa ipotesi, la desinenza -t avrebbe sostituito a sua volta una precedente -ī(z). Critici di questa spiegazione, tra cui Wilhelm Scherer (1868), (ante 1917), (1921), (1986) e Donald Ringe (2014), ritengono invece che questa forma sia dovuta a un'influenza delle forme dell'ottativo.
Perdita di /z/ in fine di parola. Prima di sparire, /z/ si è trasformata in una (spesso trascritta come ʀ), successivamente fusasi con /r/, ancora riscontrabile in alcune parole monosillabiche nell'alto tedesco antico.
Perdita di *-a (/a/) e *-an# (/aN/) in fine di parola nei vocaboli polisillabici. Questo fenomeno è necessariamente accaduto dopo la perdita di /z/ finale e combinato con quest'ultimo ha reso identici il nominativo e l'accusativo di numerosi sostantivi.
: raddoppiamento di tutte le consonanti eccetto /r/ davanti a /j/. Questo cambiamento è necessariamente accaduto dopo la perdita di *-a finale.
Assimilazione di *e proto-germanica a i davanti a i e j.
Riduzione delle vocali extra-lunghe a semplici vocali lunghe.
Creazione di un nuovo fonema /o/ breve, nato dall'abbassamento di /u/ in sillaba iniziale davanti a /a/, e dalla riduzione di /ɔː/ in fine di parola.
Esistono inoltre una serie di innovazioni germaniche occidentali condivise con il germanico settentrionale, quindi ascrivibili a un'ipotetica fase comune "germanica nordoccidentale". Alcune di queste innovazioni sono:
Abbassamento di *ē proto-germanica (/ɛː/, scritta anche come ǣ) ad ā'*ā(/æ:/).
Innalzamento di *-ō in fine di parola a *-ū.
Abbreviamento di *-ī e *-ū in fine di parola a *-i e *-u.
Sviluppo di un nuovo pronome dimostrativo, antenato dell'inglese this.
Una possibile cronologia relativa riguardante circa 20 mutazioni fonetiche intercorse tra il proto-germanico-nordoccidentale e il proto-germanico-occidentale (alcuni dei quali avvenuti solo in specifiche regioni) è stata pubblicata dai Donald Ringe nel 2014.
Rianalisi del tema di grado zero proto-germanico *-skapiz in un suffisso produttivo per la creazione di nomi astratti a partire da altri sostantivi: e.g. *friund(a)skapi, 'amicizia', da *friund, 'amico' (cfr. l'inglese friendship e il tedesco Freundschaft).
Sostantivi
I paradigmi nominali del proto-germanico-occidentale sono stati ricostruiti come segue:
La seguente tabella mette a confronto alcuni vocaboli del proto-germanico-occidentale con quelli che ne discendono nelle varie lingue del raggruppamento. Il genere grammaticale di ciascuna parola è segnato come maschile (m.), femminile (f.) o neutro (n.) dove presente.
Frisone occidentale
Inglese
Scots
Yola
Afrikaans
Olandese
Limburghese
Tedesco standard
Inglese antico
Alto tedesco antico
Proto-germanico-occidentale
Proto-germanico
kaam
comb
kaim
khime / rack
kam
kam m.
kâmp
Kamm m.
camb m.
camb m.
kąbă [see inscription of Erfurt-Frienstedt], *kambă m.
*kambaz m.
dei
day
day
dei
dag
dag m.
daag
Tag m.
dæġ m.
tag m.
*dagă m.
*dagaz m.
rein
rain
rain
rhyne
reën
regen m.
rengel, raege
Regen m.
reġn m.
regan m.
*regnă m.
*regnaz m.
wei
way
wey
wei / wye
weg
weg m.
weeg
Weg m.
weġ m.
weg m.
*wegă m.
*wegaz m.
neil
nail
nail
niel
nael
nagel m.
nieëgel
Nagel m.
næġel m.
nagal m.
*naglă m.
*naglaz m.
tsiis
cheese
cheese
cheese
kaas
kaas m.
kieës
Käse m.
ċēse, ċīese m.
chāsi, kāsi m.
*kāsī m.
*kāsijaz m. (tardo proto-germanico, dal latino cāseus)
tsjerke
church
kirk
chourch
kerk
kerk f.
kêrk
Kirche f.
ċiriċe f.
chirihha, *kirihha f.
*kirikā f.
*kirikǭ f. (dal greco antico kuriakón "proprio del signore")
sibbe
sib; sibling
sib
sibbe (desueto) / meany
-
sibbe f.
-
Sippe f.
sibb f. "parentela, pace"
sippa f. [cfr. sassone antico: sibbia]
sibbju, sibbjā f.
*sibjō f. "relazione, parentela, amicizia"
kaai f.
key
key
kei / kie
sleutel
sleutel m.
slueëtel
Schlüssel m.
cǣġ(e), cǣga f. "chiave, soluzione, esperimento"
sluzzil m.
*slutilă m., *kēgă f.
*slutilaz m. "chiave"; *kēgaz, *kēguz f. "palo, paletto, picchetto"
ha west
have been
hae(s)/hiv been
ha bin
was gewees
ben geweest
bin geweis(t)
bin gewesen
twa skiep
two sheep
twa sheep
twye zheep
twee skape
twee schapen n.
twieë schäöp
zwei Schafe n.
twā sċēap n.
zwei scāfa n.
*twai skēpu n.
*twai(?) skēpō n.
hawwe
have
hae
ha
het
hebben
hebbe, höbbe
haben
habban, hafian
habēn
*habbjană
*habjaną
ús
us
us
ouse
ons
ons
os
uns
ūs
uns
*uns
*uns
brea
bread
breid
breed
brood
brood n.
mik, broeëd
Brot n.
brēad n. "briciola, pezzo, boccone" also "pane"
brōt n.
*braudă m.
*braudą n. "cibo cotto, pane lievitato"
hier
hair
hair
haar
haar
haar n.
haor
Haar n.
hēr, hǣr n.
hār n.
*hǣră n.
*hērą n.
ear
ear
lug
lug
oor
oor n.
oeër
Ohr n.
ēare n. < arcaico *ǣora
ōra n.
*aura < *auza n.
*auzǭ, *ausōn n.
doar
door
door
dher
deur
deur f.
dueër
Tür f.
duru f.
turi f.
*duru f.
*durz f.
grien
green
green
green
groen
groen
greun
grün
grēne
gruoni
*grōnĭ
*grōniz
swiet
sweet
sweet
sweet
soet
zoet
zeut
süß
swēte
s(w)uozi (< *swōti)
*swōtŭ
*swōtuz
troch
through
throu
draugh
deur
door
doeër
durch
þurh
duruh
*þurhw
wiet
wet
weet
weate
nat
nat
naat
nass (ortografia tradizionale: naß)
wǣt
naz (< *nat)
*wǣtă / *nată
*wētaz / *nataz
each
eye
ee
ei / iee
oog
oog n.
oug
Auge n.
ēage n. < arcaico *ǣoga
ouga n.
*auga n.
*augō n.
dream
dream
dream
dreem
droom
droom m.
draum
Traum m.
drēam m. "gioia, piacera, estasi, musica, canto"
troum m.
*draumă m.
*draumaz (< *draugmaz) m.
stien
stone
stane
sthoan
steen
steen m.
stein
Stein m.
stān m.
stein m.
*staină m.
*stainaz m.
bed
bed
bed
bed
bed
bed n.
bed
Bett n.
bedd n.
betti n.
*baddjă n.
*badją n.
Altri vocaboli con origine varia sono:
Frisone occidentale
Inglese
Scots
Afrikaans
Olandese
Limburghese
Tedesco standard
Inglese antico
Alto tedesco antico
Proto-germanico-occidentale
Proto-germanico
tegearre
together
thegither
saam
tesame
samen
tezamen
same
zusammen
tōgædere
samen
tōsamne
saman
zisamane
*tōgadur
*samana
hynder
horse
pony
perd
paard n.
ros n. (dated)
perd
ros
Pferd n. / Ross n. (ortografia tradizionale: Roß)
hors n. eoh m.
(h)ros n. / pfarifrit n. / ehu- (in parole composte)
*hrussă n. / *ehu m.
*hrussą n., *ehwaz m.
Confronto tra le lingue germaniche occidentali
Panoramica dei principali sviluppi
La seguente tabella mostra una lista di vari sviluppi linguistici caratteristici verificatisi nelle lingue germaniche occidentali e la loro diffusione tra i vari sottogruppi antichi, organizzati grossomodo da nordovest a sudest. Alcuni dei fenomeni riportati, sebbene presenti nelle varietà antiche, potrebbero non esistere più nelle varietà moderne.
Inglese
antico
Frisone
antico
Sassone
antico
Olandese
antico
Tedesco
centrale
antico
Tedesco
superiore
antico
Palatalizzazione delle velari
Sì
Sì
Parziale
No
No
No
Perdita di arrotondamento delle
vocali anteriori arrotondate
ø ma non y
Sì
No
Dialetti
sudorientali
No
No
Perdita di *-h- intervocalica
Sì
Sì
In fase di
sviluppo
Sì
In fase di
sviluppo
No
Desinenza in *-(ō)ja- nei
verbi deboli della II classe
Sì
Sì
A volte
No
No
No
Fusione delle forme plurali dei verbi
Sì
Sì
Sì
No
No
No
Sì
Sì
Sì
Rara
No
No
Perdita dei pronomi riflessivi
Sì
Sì
Maggioranza
dei dialetti
Maggioranza
dei dialetti
No
No
Perdita di *-z finale in parole monosillabiche
Sì
Sì
Sì
Sì
No
No
Riduzione della III classe debole
a quattro verbi residuali
Sì
Sì
Sì
Sì
No
No
Monottongazione di *ai, *au
Sì
Sì
Sì
Solitamente
Parziale
Parziale
Dittongazione di *ē, *ō
No
No
Rara
Sì
Sì
Sì
Desonorizzazione delle occlusive finali
No
No
No
Sì
In fase di
sviluppo
No
Perdita di *h- iniziale davanti a consonante
No
No
No
Sì
Sì
In fase di
sviluppo
Perdita di *w- iniziale davanti a consonante
No
No
No
No
Maggioranza
dei dialetti
Sì
Seconda rotazione consonantica
No
No
No
No
Parziale
Sì
Sviluppo dei fonemi consonantici
La seguente tabella mostra lo sviluppo delle consonati nei vari continua dialettali/linguistici contemporanei. Sono utilizzati i simboli AFI per evitare qualsiasi confusione dovuta a differenti regole ortografiche. La realizzazione di [r] non è riportata.
C = qualsiasi consonante, A = vocale posteriore, E = vocale anteriore
La classificazione delle lingue germaniche occidentali più comune fino alla prima metà del XX secolo prevedeva una divisione in due gruppi: un ramo "insulare" anglo-frisone e un ramo "continentale" proto-tedesco (Urdeutsch). Le lingue anglo-frisoni erano ulteriormente suddivise in lingue angliche (con l'inglese come principale rappresentante) e lingue frisoni, mentre le lingue germaniche occidentali continentali si dividevano in alto tedesco, basso tedesco e olandese.
L'anglo-frisone veniva visto come separato a causa di alcuni particolari sviluppi fonetici, come la palatalizzazione e affricazione di /k/ davanti a vocali anteriori (esempi: tedesco Käse, olandese kaas - inglese cheese, frisone tsiis; tedesco Kirche, olandese kerk - inglese church, frisone tsjerke ) o la perdita delle nasali davanti alle fricative con conseguente allungamento di compenso (esempi: tedesco fünf – inglese five; tedesco Mund – English mouth). Tuttavia, molte di queste caratteristiche si trovano anche in altre lingue germaniche occidentali, specialmente nelle loro fasi più antiche, motivo per cui questa classificazione tradizionale è stata abbandonata da decenni dalla maggior parte dei linguisti.
Classificazione di Maurer
Affinità linguistica storica dei primi centri d'innovazione germanici. In questo schema, le unità linguistiche appartenenti a epoche differenti sono rappresentate in maniera sinottica e perciò appiattite senza dimensione cronologica. Legenda:
1. Germanico del Mare del Nord, precursore del sassone antico, del frisone antico e dell'inglese antico
2. Germanico settentrionale, precursore del norreno antico
3. Germanico dell'Oder-Vistola, precursore del gotico e delle altra lingue germaniche orientali
5. Germanico del Reno-Weser, precursore del francone antico (e dell'olandese antico)
Nella seconda metà del XX secolo, in aggiunta alla tradizionale divisione di tutte le lingue germaniche in tre gruppi (occidentale, orientale e settentrionale), si fece largo una nuova ipotesi che prevedeva invece una divisione in cinque gruppi. Questa classificazione fu proposta dal linguista tedesco nel 1942 sulla base di una serie di ritrovamenti archeologici, che egli collegò ai dati linguistici. Questa ipotesi presuppone la divisione delle popolazioni germaniche attorno all'inizio dell'era volgare nei cinque seguenti gruppi:
germani dell'Oder-Vistola o orientali (tra cui i Goti)
Su queste basi, Maurer refutò i termini Urdeutsch e anglo-frisone, ampiamente diffusi all'epoca, come descrittori adeguati delle ipotetiche protolingue germaniche occidentali. Nel suo modello, invece, il termine tedesco (sia in senso linguistico che etno-culturale) non indica quindi un antico stato iniziale poi frammentatosi, ma piuttosto il risultato di uno sviluppo convergente di molteplici gruppi "germanici occidentali" un tempo culturalmente molto più distanti. Lo stesso discorso vale per i termini alto tedesco e basso tedesco. Maurer, come molti suoi contemporanei, abbandonò il modello ad albero genealogico su cui si basava la classificazione tradizionale, ritenendolo inadeguato a rappresentare in modo sufficientemente accurato le relazioni tra le lingue germaniche.
Limiti della teoria di Maurer
Sebbene i punti fondamentali della teoria di Maurer siano stati generalmente accettati dalla comunità accademica, il suo metodo di ricostruzione della storia linguistica sulla base dell'archeologia ha provocato un acceso dibattito ancora oggi aperto. Se infatti una volta si riteneva che specifici ritrovamenti archeologici potessero essere associati in modo univoco a specifici "popoli", scoperte più recenti hanno messo pesantemente in discussione questo approccio e il fatto che quindi, per esempio, il "germanico dell'Elba" si possa considerare un gruppo dialettale unitario solo sulla base di una cultura materiale condivisa. Alcuni critici hanno, al contrario, cercato di dimostrare come popoli con culture materiali molto lontane e dissimili possano comunque avere un'affinità linguistica: a sostegno di questa posizione portarono alcune caratteristiche linguistiche condivise sia dai dialetti alemanni che dalle lingue nordiche. Tuttavia queste somiglianze possono anche essere tranquillamente spiegate come arcaismi preservatisi in entrambi i gruppi poiché entrambi collocati alla periferia del mondo germanico, senza il bisogno di ricorrere a spiegazioni che postulino nuovi raggruppamenti linguistici o antiche interazioni tra popoli.
Ruolo e validità del germanico occidentale
Estensione approssimativa delle lingue germaniche occidentali continentali all'inizio del X secolo:
La teoria di Maurer lasciava tuttavia aperta la questione di quale fosse il ruolo del raggruppamento "germanico occidentale" all'interno di questa nuova classificazione e i diversi linguisti hanno preso posizioni diverse sulla questione. Queste varie interpretazioni possono essere generalmente raccolte in tre raggruppamenti: uno minimalista, uno massimalista e uno intermedio.
Posizione minimalista
Secondo i sostenitori dell'ipotesi minimalista, alla luce dei nuovi raggruppamenti di Maurer, il concetto di "germanico occidentale" andrebbe completamente abbandonato, poiché le lingue che ne farebbero parte mostrano caratteristiche troppo disomogenee per poter essere ricondotte a una singola matrice.
Posizione massimalista
I sostenitori dell'ipotesi massimalista, invece, vedono la divisione in cinque gruppi di Maurer solo come un perfezionamento della classica divisione in tre gruppi, considerando il germanico del Mare del Nord, il germanico dell'Elba e il germanico del Reno-Weser come sottogruppi del germanico occidentale. Oltre alle già citate innovazioni fonologiche e morfologiche comuni, i linguisti appartenenti a questa scuola di pensiero portano a sostegno delle loro posizioni anche alcuni arcaismi fono-morfologici e lessicali riscontrabili nelle lingue germaniche occidentali, ma non in quelle settentrionali o orientali, tra cui:
Preservazione del caso strumentale.
Preservazioni dei verbi atematici (e.g. inglese antico dō(m), sassone antico dōm, alto tedesco antico tōm "faccio").
Preservazione di tracce dell'aoristo.
Preservazione del ('alternanza grammaticale') nella maggior parte dei verbi.
Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, vari linguisti massimalisti hanno pubblicato ricostruzioni lessicali e grammaticali del proto-germanico-occidentale, le più importanti delle quali sono quella di del 1981, quella di nel 2002, fino alla prima opera monografica sull'argomento di Euler del 2013 (seconda edizione nel 2022).
Nel 2006, Donald Ringe sintetizzò la posizione dei massimalisti:
«Che il germanico settentrionale sia [...] un sottogruppo unitario è assolutamente palese, dato che tutti i suoi dialetti condividevano una lunga serie di innovazioni, alcune delle quali molto peculiari. Che lo stesso sia vero per il germanico occidentale è stato negato, ma nel vol. II proverò che tutte le lingue germaniche occidentali condividono diverse innovazioni estremamente insolite che ci costringono virtualmente a postulare un clado germanico occidentale. D'altra parte, la suddivisione interna sia del germanico settentrionale che occidentale è molto caotica, e sembra chiaro che ciascuna di queste sottofamiglie si sia diversificata in una rete di dialetti che rimasero in contatto per un considerevole periodo di tempo (in alcuni casi fino al giorno d'oggi).»
Da questo passaggio si deduce che, nella visione di Ringe, l'eventuale formazione di uno Sprachbund tra le lingue germaniche occidentali sarebbe da collocarsi in un periodo storico successivo a quello del proto-germanico-occidentale e della sua seguente frammentazione.
Posizione intermedia
Tra le due posizioni estreme se ne colloca una intermedia. I sostenitori di questa ipotesi ritengono che le caratteristiche condivise dai vari gruppi germanici occidentali non siano da ricondurre a una comune origine dalla stessa protolingua ma piuttosto a fenomeni di diffusione areale tipici di una lega linguistica (Sprachbund). In quest'ottica, il termine "germanico occidentale" viene reinterpretato come descrittore collettivo di questi fenomeni areali.
Secondo questa interpretazione, anche molte delle già citate innovazioni condivise con le lingue germaniche settentrionali non sarebbero da attribuirsi a una comune discendenza da un ipotetico "proto-germanico-nordoccidentale" ma piuttosto alla diffusione più tarda della medesima lega linguistica, di cui le lingue scandinave costituirebbero un membro periferico. Il rotacismo di /z/, per esempio, era già ampiamente completo nelle lingue "germaniche occidentali" mentre le iscrizioni runiche scandinave distinguevano ancora chiaramente i due fonemi (segno che questa innovazione si era diffusa solo più tardi da sud verso nord). Esistono anche prove che l'abbassamento di *ē ad *ā sia avvenuto prima nelle lingue del Mare del Nord, dell'Elba e del Reno-Weser per poi diffondersi solo in seguito nel gruppo settentrionale: mentre infatti a sud *-ē in fine di parola si è prima abbassata e poi abbreviata risultando in *-a, a nord l'abbreviamento è avvenuto prima risultando in *-e che si è poi fusa con *-i.
Note
^(EN) John A. Hawkins, Germanic languages, in Bernard Comrie (a cura di), The World's Major Languages, Oxford University Press, 1987, pp. 68-76, ISBN 0-19-520521-9.
^(DE) Christoph G. Schmidt, Robert Nedoma e Klaus Düwel, Die Runeninschrift auf dem Kamm von Frienstedt, Stadt Erfurt, in Die Sprache, vol. 49, n. 2, 2010-2011, pp. 123-186.
^(EN) Graeme Davis, Comparative Syntax of Old English and Old Icelandic: Linguistic, Literary and Historical Implications, Berna, Peter Lang, 2006, p. 154, ISBN 3-03910-270-2.
^(DE) Wolfram Euler, Das Westgermanische – von der Herausbildung im 3. bis zur Aufgliederung im 7. Jahrhundert – Analyse und Rekonstruktion, 1ª ed., Londra e Berlino, Verlag Inspiration Un Limited, 2013, ISBN 978-3-9812110-7-8.
^(EN) Donald Ringe e Ann Taylor, The Development of Old English – A Linguistic History of English (PDF), vol. 2, Oxford, UK, Oxford University Press, 2014, ISBN 978-0-19-920784-8.
^(DE) Julius von Fierlinger, Zur deutschen conjugation. (1. Die II. ps. sg. perf. starker flexion im westgerm. 2. Praesentia der wurzelclasse. 3. Zur westgerm. flexion des verb. subst.), in Historische Sprachforschung, vol. 27, 1885, pp. 432-446.
^(DE) Otto Behaghel, Die 2. Pers. Sing. Ind. Prät. st. Flexion im Westgermanischen, in Indogermanische Forschungen, vol. 40, 1922, p. 167.
^(DE) Hermann Hirt, Handbuch des Urgermanischen, vol. 2, Heidelberg, Winter, 1932, pp. 152-153.
^(EN) Edgar Charles Polomé, Diachronic development of structural patterns in the Germanic conjugation system, in Horace G. Lunt (a cura di), Proceedings of the Ninth International Congress of Linguists, L'Aia, 1964, pp. 870-880.
(DE) Wolfgang Meid, Das germanische Praeteritum. Indogermanische Grundlagen und Entfaltung im Germanischen, in Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft, vol. 3, Innsbruck, Università di Innsbruck, 1971, pp. 13 e seguenti.
^(DE) Karl-Heinz Mottausch, Untersuchungen zur Vorgeschichte des germanischen starken Verbs. Die Rolle des Aorists, collana PHILOLOGIA – Sprachwissenschaftliche Forschungsergebnisse, vol. 173, Amburgo, Verlag Dr. Kovač, 2013, ISBN 978-3-8300-6965-2.
^(DE) Eugen Hill, Das germanische Verb für 'tun' und die Ausgänge des germanischen schwachen Präteritums, in Sprachwissenschaft, vol. 29, n. 3, 2004, pp. 281-286, ISSN 0344-8169 (WC · ACNP).
(EN) Herbert L. Kufner, The grouping and separation of the Germanic languages, in Frans van Coetsem e Herbert L. Kufner, Toward a Grammar of Proto-Germanic, Tubinga, Max Niemeyer Verlag, 1972, p. 94, ISBN 978-3484101609.
^(DE) Paulo Ramat, Einführung in das Germanische, Berlino, Walter de Gruyter, 2011, p. 6, ISBN 978-3-484-10411-2.
^(DE) , Nordgermanen und Alemannen: Studien zur germanische und frühdeutschen Sprachgeschichte, Stammes- und Volkskunde, collana Bibliotheca Germanica, Berna, Monaco di Baviera, Francke, 1952 [1942].
(DE) Heinrich Beck, Elbgermanen. § 6: Sprachliches, in Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, vol. 7, Berlino e New York, Walter de Gruyter, 1989, pp. 113 e seguenti, ISBN 3-11-011445-3.
(DE) Heiko Steuer, heorien zur Herkunft und Entstehung der Alemannen: archäologische Forschungsansätze, in Dieter Geuenich (a cura di), Die Franken und die Alemannen bis zur „Schlacht bei Zülpich“ (496/97), Berlino e New York, Walter de Gruyter, 1998, pp. 270-324, ISBN 978-3110158267.
^(DE) Eckhard Meineke e Judith Schwerdt, Einführung in das Althochdeutsche, Paderborn e Zurigo, Schoningh, 2001, p. 209, ISBN 978-3825221676.
^(DE) Wolfram Euler e Konrad Badenheuer, Sprache und Herkunft der Germanen, Londra e Berlino, Verlag Inspiration Unlimited, 9 ottobre 2009, pp. 168-171, ISBN 978-3981211016.
^(EN) Donald Ringe, A Linguistic History of English (PDF), vol. 1: From Proto-Indo-European to Proto-Germanic, Oxford, Oxford University Press, 2006, pp. 213-214, ISBN 978-0-19-928413-9.; citato in Euler 2013, p. 37.
^(EN) Theo Vennemann, The Relative Chronology of the High Germanic Consonant Shift and the West Germanic Anaptyxis, in Diachronica, vol. 8, n. 1, gennaio 1991, pp. 45-47, DOI:10.1075/dia.8.1.04ven.
^(EN, DE) Fausto Cercignani, Indo-European ē in Germanic, in Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung, vol. 86, n. 1, Vandenhoeck & Ruprecht, 1972, pp. 104-110, ISSN 0044-3646 (WC · ACNP).
Bibliografia
(DE) Wolfram Euler, Vom Westgermanischen zum Althochdeutschen, Sprachaufgliederung im Dialektkontinuum, in Klagenfurter Beiträge zur Sprachwissenschaft, vol. 28/29, Klagenfurt, 2002/2003, pp. 69-90.
(DE) Wolfram Euler, Das Westgermanische – von der Herausbildung im 3. bis zur Aufgliederung im 7. Jahrhundert – Analyse und Rekonstruktion, 1ª ed., Londra e Berlino, Verlag Inspiration Un Limited, 2013, ISBN 978-3-9812110-7-8.
(DE) Wolfram Euler, Das Westgermanische – von der Herausbildung im 3. bis zur Aufgliederung im 7. Jahrhundert – Analyse und Rekonstruktion, 2ª ed., Berlino, Verlag Inspiration Un Limited, 2022, ISBN 978-3-945127-414.
(DE) Gert Klingenschmitt, Zweck und Methode der sprachlichen Rekonstruktion, in Peter Anreiter, Peter Ernst e Isolde Hausner, Name, Sprache, und Kulturen. Festschrift Heinz Dieter Pohl, a cura di Helmut Kalb, Vienna, 2002, pp. 453-474, ISBN 9783706901642.
(DE) , Nordgermanen und Alemannen: Studien zur germanische und frühdeutschen Sprachgeschichte, Stammes- und Volkskunde, collana Bibliotheca Germanica, Berna, Monaco di Baviera, Francke, 1952 [1942].
(DE) Karl-Heinz Mottausch, Die reduplizierenden Verben im Nord- und Westgermanischen: Versuch eines Raum-Zeit-Modells, in NOWELE, vol. 33, 1998, p. 43-91.
(DE) Karl-Heinz Mottausch, Der Nominalakzent im Frühurgermanischen: Konstanten und Neuerungen, collana PHILOLOGIA – Sprachwissenschaftliche Forschungsergebnisse, Amburgo, Verlag Dr. Kovač, 1º luglio 2011, ISBN 978-3830058335.
(EN) Hans Frede Nielsen, Old English and the Continental Germanic languages. A Survey of Morphological and Phonological Interrelations, Innsbruck, Institut für Sprachwissenschaft, 1981, ISBN 9783851245585.
(DE) Hans Frede Nielsen, Ingwäonisch, in Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, vol. 15, 2ª ed., Berlino, Walter de Gruyter, 2000, pp. 432-439.
(EN) Donald Ringe e Ann Taylor, The Development of Old English – A Linguistic History of English (PDF), vol. 2, Oxford, UK, Oxford University Press, 2014, ISBN 978-0-19-920784-8.
(DE) Elmar Seebold, Die Sprache(n) der Germanen in der Zeit der Völkerwanderung, in Erwin Koller e Hugo Laitenberger (a cura di), Suevos – Schwaben. Das Königreich der Sueben auf der Iberischen Halbinsel (411–585), collana Tübinger Beiträge zur Linguistik, Braga, Gunter Narr Verlag Tübingen, 1996, pp. 11-20, ISBN 9783823350910.
(DE) Elmar Seebold, Westgermanische Sprachen, in Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, vol. 33, 2006, pp. 530-536.
(EN) Patrick V. Stiles, The Pan-West Germanic Isoglosses and the Subrelationships of West Germanic to Other Branches, in NOWELE, vol. 66, n. 1, John Benjamins Publishing Company, 2013, pp. 5 e seguenti.
Dagmar Gottschall, Filologia germanica - Corso di Laurea in Lettere (L 10), curriculum moderno (PDF), Università del Salento.