Il sassarese (sassaresu[sassaˈɾeːzu], linga sassaresa; in sardotataresu), anche noto come turritano (turritanu), è una linguaromanza nata, secondo alcune teorie, come lingua franca intorno al XII secolo da una base toscano-corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, catalane, spagnole e soprattutto sardo logudoresi, tanto da essere oggi considerato, analogalmente al vicino gallurese, come un idioma di transizione .
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tutti l'ommini nascini libbari e uguari in digniddai e diritti. Eddi ani la rasgioni e la cussenzia e debini fà umpari cun ippiritu di fraterniddai.
Distribuzione geografica del Sassarese e della variante castellanese, in arancione.
Il sassarese è parlato in una piccola ma popolata fascia della Sardegna nord-occidentale lungo il golfo dell'Asinara, nella Nurra, Romangia e Anglona, ovvero nei comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Stintino, tutti facenti parte della provincia di Sassari. Il castellanese, invece, è parlato nei comuni di Castelsardo, Sedini, Tergu e in alcune frazioni di Valledoria.
Caratteristiche e diffusione
Il turritano, pur essendo evidente la sua base toscano-corsa, ha avuto un'evoluzione autonoma per quasi un millennio con esiti distintivi, e ha subito notevoli influenze esterne, in particolare fonetiche e lessicali: alcune più limitate come quelle liguri e iberiche, altre più marcate come dal sardo logudorese, parlato in origine nella zona. Data la comune matrice linguistica e la condivisione di vicende storico-geografiche, il Turritano viene generalmente associato al Gallurese, lingua parlata nella restante parte settentrionale dell'isola.
È verosimile che tutti i centri del sassarese siano uniti dagli eventi del XII-XIII secolo che portarono alla loro nascita o consolidamento, forse comuni anche alla città di Alghero, fondata dai Doria, prima dell'avvicendarsi della popolazione originaria con immigrati catalani.
Nelle città di Sassari e Porto Torres, il sardo logudorese è diffuso per via dell'immigrazione dai paesi sardofoni, ma anche in passato era parlato e conosciuto come lingua colta dalla classe agiata insieme a italiano e spagnolo, e quasi un millennio fa, prima della nascita del sassarese, era la lingua comune del territorio. Era la lingua propria della nobiltà, che non aveva la cittadinanza sassarese ma risiedeva in città. In questo senso costituiva la varietà diastratica superiore, in stato di "dilalia" col sassarese, salvo estinguersi con la fine del feudalesimo nel contado della Sardegna nord-occidentale agli inizi del XIX secolo. Negli ultimi due secoli nella zona da un lato è andata aumentando l'influenza del sardo dovuta all'immigrazione dal resto dell'isola, in larga prevalenza dal capo di sopra, dall'altro è aumentata anche l'immigrazione dal resto d'Italia e l'uso dell'italiano nella vita quotidiana.
«Nell'area del sassarese [...] coloro che hanno meno di trentacinque anni dichiarano un uso del sassarese più frequente che negli adulti e negli anziani. Tra l'altro, disaggregando i dati, risulta che sono proprio i giovanissimi a dichiarare di parlare più spesso la lingua locale: all'interno della classe di età che comprende i ragazzi tra i 15 e i 24 anni un individuo su due si dichiara competente attivo del sassarese.»
Varianti
Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto castellanese.
Il sassarese è molto simile al castellanese, varietà di transizione tra il sassarese e il gallurese.
Produzione artistica
La produzione artistica in sassarese trova massima espressione nei campi della poesia, della commedia teatrale e della musica folcloristica. Nella letteratura riveste notevole importanza storica la poetica di autori come Salvator Ruju, Pompeo Calvia, Gian Paolo Bazzoni e Giuseppe Tirotto. Nel teatro esiste un'importante tradizione di recitazione in vernacolo, con decine di spettacoli in cartellone ogni anno e diverse compagnie attive, fra cui Paco Mustela, La Quinta, La Combricola dell'Arte, La Frumentaria, Teatro Sassari. Importante è anche la produzione musicale, identificata nella Canzone sassarese, dove fra i principali cantanti e cantautori folk troviamo Ginetto Ruzzetta, Tony Del Drò, Giovannino Giordo, Gianni Paulesu, Franco Russu e i gruppi Trio Folk Sardinia, Trio Latte Dolce, Trio Folk Sassari in carthurina, La cumpagnia; e tra gli autori dei testi delle più note ed autorevoli canzoni folk sassaresi: Franco Paulesu (noto Franzischinu).
Storia e filologia
Il sassarese nasce intorno al XII-XIII secolo, con l'affermarsi di Sassari in libero Comune alleato con Pisa e poi Genova, e la fondazione di centri vicini come Castelsardo o Alghero. Le varie lingue parlate nel territorio iniziano a trasformarsi in senso mercantile, diventando facilmente comprensibili agli abitanti toscani, corsi, sardi, liguri e iberici. Nel 1316 gli Statuti Sassaresi vengono redatti in latino e sardo logudorese, essendo considerate le lingue colte dell'isola, ma già allora la popolazione parlava prevalentemente una sorta di dialettosardo-corso-toscano (cioè in sassarese).
Nel 1943 il linguista tedesco Max Leopold Wagner propose questa interpretazione delle origini del Sassarese, riprendendo la tesi di Vittorio Angius, ampiamente screditata, sull'esistenza di un morbo letale in base alla lingua parlata:
«... un dialetto plebeo che, secondo tutti gli indizi, si stava formando a poco a poco a partire dal sec. XVI, dopo che varie pestilenze mortalissime avevano decimato la popolazione della città; dei superstiti la massima parte era di origine pisana e corsa, e non mancavano neanche i genovesi. Così nacque quel dialetto ibrido che oggi si parla a Sassari, a Porto Torres ed a Sorso, la cui base è un toscano corrotto con qualche traccia genovese, e con non pochi vocaboli sardi.»
(Max Leopold Wagner, "La questione del posto da assegnare al gallurese e al sassarese" in "Cultura Neolatina 3", 1943, pp. 243-267)
Pasquale Tola ne descrisse la nascita con queste parole:
«Dirò adunque, che il dialetto sassarese derivò primamente dal sardo volgare frammisto al dialetto corso e al pisano, col quale tuttavia si riscontra nelle sue locuzioni; che cominciò ad essere adoperato [...] nei rozzi parlari del volgo [...]; che poco per volta s'incarnò nel popolo per mezzo dei traffichi e dei commerci, sicché divenne il linguaggio della moltitudine negli usi più frequenti della vita; che il suo propagarsi fu lento, ma sempre costante, per la lunga dimora ed influenza dei pisani e dei corsi, e segnatamente dei primi, nella città di Sassari, e nel suo territorio; che da Sassari si estese eziandio alle borgate a lei vicine, o da lei dipendenti; e che, senza fissarne con precisione il tempo, si può ritenere come assai probabile, che ciò accadesse dalla metà del secolo XII fino a tutto il 1300 dell'era volgare.»
(Pasquale Tola, Prefazione al "Codice degli Statuti della Repubblica di Sassari")
Più studiosi rintracciano la componente primaria nel dialetto pisano, come lo scrittore sassarese Enrico Costa e lo studioso Mario Pompeo Coradduzza, dove entrambi non sembrano propendere per un'influenza più rilevante del sardo rispetto ad altri apporti linguistici.
«Ai Pisani dobbiamo anche il nostro dialetto, che per la maggior parte è quasi lo stesso che vi si parla oggi - una specie di toscano del secolo XIII - corrotto più tardi da un po' di corso e da molto spagnuolo»
(Enrico Costa, "Sassari")
«Il sassarese deriva dalla lingua italiana e, più precisamente, dal toscano antico, poi trasformatosi lentamente in dialetto popolare fin dal secolo XII, quando ancora i borghesi e i nobili parlavano in sardo logudorese. Durante l'età del Libero Comune (1294 - 1323), il dialetto sassarese non era altro che un pisano contaminato, al quale si aggiungevano espressioni sarde, corse e spagnole; non è quindi un dialetto autoctono, ma continentale e, meglio determinandolo, un sotto - dialetto toscano misto, con caratteri propri, diverso dal gallurese di importazione corsa»
(Mario Pompeo Coradduzza, "Il sistema del dialetto", 2004)
Secondo il sassarese è da derivare piuttosto dal corso, lingua importata dalla cospicua comunità corsa presente in città fin dalle sue origini:
«La tesi che individua nel sassarese una base essenzialmente toscana deve essere riesaminata alla luce delle cospicue migrazioni corse che fin dall'età giudicale interessarono soprattutto il nord della Sardegna. In effetti, che il settentrione della Sardegna, almeno dalla metà del Quattrocento, fosse interessato da un forte presenza corsa si può desumere da diversi punti di osservazione. Una delle prove più evidenti è costituita dall'espressa citazione che di questo fenomeno fa il cap. 42 del secondo libro degli Statuti del comune di Sassari, il quale fu aggiunto nel 1435 o subito dopo. Se si tiene conto di questa massiccia presenza corsa e del fatto che la presenza pisana nel regno di Logudoro cessò definitivamente entro il Duecento, l'origine del fondo toscano non andrà attribuita a un influsso diretto del pisano antico ma del corso che rappresenta, esso stesso, una conseguenza dell'antica toscanizzazione della Corsica.»
(Mauro Maxia, "Studi sardo-corsi. Dialettologia e storia della lingua tra le due isole", p.58)
Alcune lettere di funzionari e religiosi spagnoli datate al 1561 già evidenziano il contesto poliglotta cittadino e l'affermazione del sassarese fra i vari idiomi:
«Los lectores, muy mejor sería que entendiessen y supiessen hablar italiano, porque es la lengua más entendida de lo niños por ser la propria lengua d.esta ciudad, la qual tiene peculiar lengua, muy conforme a la italiana, aunque los ciudadanos dessean desterrar esta lengua de la ciudad por ser apezadisa de Córsega y entrodusir la española.»
(Baldassarre Pinyes, rettore del collegio dei Gesuiti di Sassari)
«En esta ciudad de Saçer algunas personas prinçipales hablan mediocremente la española, pero lo común es sardo y corço, o italiano que le es vezino... no se venía quasi nadie a confessar con nosotros por no saber la lengua... los pocos que acquí hemos sido siempre fuimos de pareçer que en casa la habla ordinaria fuesse sarda... si los lectores o confessores que han de venir acá sono españoles, tendrán harto trabajo y haran poco fruto por espaçio de un año o más, porque los mochachos ninguna lengua hablan sino es corça...»
(Padre Francisco Antonio)
«En lo de la lengua sarda sepa vuestra paternidad que en esta ciudad no la hablan, ni en el Alguer ni en Caller; mas solo la hablan en las villas. En esta ciudad se hablan quatro o sinco lenguas quien catalán, quien castellano, quien italiano, quien corso, quien sardo; de modo que no hay lengua cierta sobre que el hombre pueda hazer fundamento; todavia se pone algún cuydado en que se hable sardo... aunque, como digo, en esta ciudad no le hablan, mas tienen lengua por sí quasi como corcesca...»
(Padre Francisco Antonio)
«I lettori, sarebbe molto meglio se capissero e sapessero parlare l'italiano, perché è la lingua meglio capita dai bambini in quanto è questa la lingua di questa città, la quale ha una sua lingua peculiare piuttosto simile all'italiano, sebbene i cittadini (di rango più elevato) desiderino estirpare questa lingua della città, essendo originaria della Corsica, e introdurre (al suo posto) lo spagnolo.»
(Baldassarre Pinyes, rettore del collegio dei Gesuiti di Sassari)
«In questa città di Sassari alcune persone di livello elevato parlano in modo mediocre lo spagnolo ma comunemente si parla sardo e corso o italiano, che è simile a quest'ultimo... quasi nessuno veniva a confessarsi da noi per il fatto che non conoscono la (nostra) lingua... Quei pochi di noi che sono sempre stati qui hanno finito per dare l'impressione che nella casa la lingua comune fosse il sardo... se i lettori o confessori che verranno qui saranno spagnoli per almeno un anno dovranno faticare parecchio in cambio di scarsi risultati perché i ragazzi non parlano altra lingua che il corso.»
(Padre Francisco Antonio)
«Riguardo alla lingua sarda sappia Vostra Paternità che in questa città (di Sassari) non la parlano (così come non è parlata) né ad Alghero né a Cagliari, ma la parlano soltanto nei villaggi. In questa città si parlano quattro o cinque lingue: chi catalano, chi castigliano, chi italiano, chi corso, chi sardo, di modo che non c'è una lingua certa sulla quale chiunque possa basarsi. Tuttavia si pone una certa cura ad esprimersi in sardo... sebbene, come dicevo, in questa città non lo parlino e considerino come loro lingua una varietà molto simile al corso...»
(Padre Francisco Antonio)
Nel 1997 è arrivato il riconoscimento ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna, se non come lingua di pari dignità almeno come dialetto distinto dal sardo e dal gallurese:
«La medesima valenza attribuita alla cultura ed alla lingua sarda è riconosciuta con riferimento al territorio interessato, alla cultura ed alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese.»
(Regione Autonoma della Sardegna. Art. 2 comma 4, L.R. 15-10-1997 della, sulla Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna.)
Nel 2022, nell'ambito di un progetto della RAS, una commissione di esperti si è riunita e ha creato il primo standard ortografico ufficiale per la lingua sassarese. Oltre alle norme ortografiche, il documento contiene lineamenti di fonetica, grammatica, fraseologia e lessico, nonché una sezione bibliografica con un elenco di opere letterarie. Lo standard, adottato in via sperimentale, permette di trascrivere sia il sassarese cittadino che le varietà provinciali. Il documento è consultabile qui in lingua italiana e qui in sassarese.
Elementi costitutivi tipici
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Rispetto al gallurese, con cui presenta forti analogie, il sassarese ha subito maggiori influenze da parte del sardo nella sua variante logudorese, sia nella pronuncia che nel lessico, pur mantenendo le caratteristiche grammaticali generali del corso-toscano. Secondo Ethnologue il sassarese ha somiglianza lessicale con il gallurese all'81%, con l'italiano per il 76% e col sardo logudorese al 86%.
Tratti comuni all'area italoromanza
Grammatica e struttura dei verbi tipicamente simile al gallurese, al corso e all'italiano;
Caduta delle consonanti finali, ampiamente presenti in sardo;
Formazione del plurale dal nominativolatino, come in gallurese, corso e italiano, anziché dall'accusativo, come in sardo e nelle lingue romanze occidentali in genere (esempio: sass. occi dal nominativo 'oculi', log. ogros dall'accusativo 'oculos');
Articoli determinativi lu, la, li (a Sassari, Porto Torres e Sorso pronunciati "ru", "ra", "ri", in posizione postvocalica), derivati, come in gallurese, corso e italiano antico, dal lat. 'illum', 'illam' (per quanto riguarda il maschile e femminile singolari) e da 'illi', 'illæ' (per quanto riguarda il maschile e femminile plurali); invece gli articoli determinativi del sardo logudorese, sono su, sa, sos, sas, derivati, rispettivamente, dal lat. 'ipsum', 'ipsam', 'ipsos', 'ipsas';
Trattamento di -gn- e -ng- come nei dialetti corsi e toscani: casthagna (castagna), Sardhigna (Sardegna), linga (lingua); il fenomeno -gn- si presenta sporadicamente anche in sardo (ad es. Sardigna/Sardinnia).
La forma del verbo all'infinito come in toscano e corso perde la desinenza -re e descrive le due principali declinazioni in -à ed -ì (amà, parthì), i pochi verbi in -è sono irregolari. La forma è comune anche alla desinenza muta in "-r" del catalano ("anar", "saber", "córrer", "fugir", pronunciati anà, sabé, corre, fugì) ed è una caratteristica comune anche al dialetto algherese, dov'è però presente qualche eccezione.
Tratti comuni all'area romanza meridionale o insulare
Originariamente, il sassarese presentava la doppia -dd- cacuminale /ɖ:/, evolutasi dal gruppo -ll- latino (es. castheddu, beddu, nieddu, [castello, bello, nero]), come nel gallurese/corso meridionale. Oggi, tuttavia, questo suono è completamente scomparso dal sassarese di Sassari, dove è stato sostituito in ogni posizione dalla forma semplificata [dd] (come nell'italiano Maddalena): si tratta di un'innovazione introdotta all'inizio del Novecento dai giovani di quel tempo, poi divenuta la norma. Possiamo ancora trovare il suono cacuminale nelle varianti provinciali (Sorso, Porto Torres e Stintino), sebbene anche qui sia attualmente in regressione. Lo stesso suono è presente anche in sardo, benché meno diffuso (anche rispetto al gallurese), nel siciliano e in alcuni paesi delle Alpi Apuane;
Conservazione del finale in -u atona, caratteristica comune al corso e al sardo;
Passaggio a -rr- del gruppo -rn- (turrà [tornare], carri [carne]), come nel gallurese, nel corso meridionale e nel sardo (torrare, carre (carne umana));
Parziale betacismo: in posizione intervocalica, i fonemi /b/ e /v/ vengono entrambi pronunciati con il suono bilabiale [β] (lenizione). Ad es.: lu basgiu[lu ˈβaʒu] 'il bacio', abà[aˈβa] 'adesso, ora', lu vinu[lu ˈβinu] 'il vino'. Questo, tuttavia, non avviene quando i due fonemi si trovano a inizio parola e seguono una vocale tonica: in questo caso, i suoni non vanno incontro a lenizione ma rimangono gli stessi e vengono raddoppiati: ad es. è bedda[ɛ ˈbbɛdda] 'è bella', [ɛ ˈvveru] 'è vero'. Anche all'inizio di una frase, a inizio parola i suono rimangono distinti in /b/ e /v/. Per convenzione, quando il suono [β] intervocalico è in corpo di parola, per indicarlo si usa la lettera {b} singola: ad es. cantaba e baddaba[kanˈtaβa] e [badˈdaβa] 'cantavo/cantava' e 'ballavo/ballava'. Possiamo osservare il suono della [β] anche in sardo, dove è allofono di /b/ singola intervocalica: ad es. nelle parole pabassa[paˈβassa] 'uva passa' e cantaban[kanˈtaβan(a)] 'cantavano', nonché di /p/ a inizio parola dopo vocale atona (ad es.: sa primma[sa ˈβrimma] 'la prima'). Forme di lenizione di /b/ e /v/ intervocaliche sono presenti anche in lingua corsa (dove oggi è più comune la realizzazione [w]); probabilmente, all'origine del fenomeno in sassarese vi è anche un influsso dello spagnolo, lingua che ha avuto un grande influsso sul sassarese e dove /b/ e /v/ intervocalici sono sistematicamente confusi in [β] (ad es.: sabes[ˈsaβes] '(tu) sai' e la voz[la ˈβoθ] 'la voce'). Tuttavia, a differenza di quanto accade nel sassarese, il betacismo spagnolo è totale: ciò significa che i fonemi vengono sempre confusi (anche a inizio parola, quando si trovano all'inizio di una frase, vengono realizzati entrambi [b]; dopo consonante, invece, vengono pronunciati [b] o [β] a seconda dei casi). Il mantenimento della -v- intervocalica come presente nel corso centro-meridionale è una caratteristica del castellanese.
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
bentu
ventu
ventu
ventu
vento
binu
vinu
vinu, 'inu
vinu, 'inu
vino
abba
eba
eva
ea
acqua
como
abà
avà
abà
adesso, ora
balisia
barisgia, varisgia
valisgia
balisgia, valisgia
valigia
àere, tennere
abé, tinì
avé
aè
avere
nie
nebi
nevi
nii
neve
nou
nobu
nou
nou
nuovo
boghe
bozi
bogi
voci
voce
ua, àghina
uba/ua
ua
ùa
uva
Tratti peculiari
c- viene pronunciato g- in iniziale di parola: garru per il gall. carru e il castellanese carru ;
Le parole che iniziano con il gruppo gi- (già, girà, genti, giuggà, gesgia) vengono anche pronunciate in maniera iotica, ossia sostituendo la -g- con una -j- (ja, jirà, jenti, juggà, jesgia);
Raddoppio della -g- velare (nel castellanese il suono è più dolce rispetto al sassarese, trattandosi di un suono intermedio tra c velare e g velare), che prende il posto anche della -c- gallurese:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
trigu
triggu
triggu
tricu
grano, frumento
logu
loggu
loggu
locu
luogo
deo so
eu soggu
eu soggu
eu socu
io sono
agabbare
aggabbà/accabbà
agabbà
agabbà
smettere, finire
antigu
antiggu
antiggu
anticu
antico
Utilizzo della g e della c palatale (il suono corso/gallurese è però presente nel dialetto castellanese):
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
bugiu, buju
buggiu
bugghju
bugghju
buio
agiudu, azudu, ajutoriu
aggiuddu
agghjuddu
agghjutu
aiuto
betzu, beju, becciu
vecciu
vecchju
vecchju
vecchio
abbaidande
figgiurendi,abbaiddendi,mirendi
figghjulendi
figghjulendi
osservando
bennarzu, gennargiu, ghennarzu
ginnaggiu
ghjinnagghju
ghjinnagghju
gennaio
ogios, ojos, ogros, ogos
occi
occhji
occhji
occhi
cheja, clesia, cresia
gesgia
ghjesgia
ghjesgia
chiesa
Inversione in alcuni casi del gruppo -tr-: predda (pietra) a Sassari per il castell. pedra, il gall. petra e il sardo logudorese pedra (ma in nuorese e campidanese anche preda/perda);
Passaggio da -u- a -o- all'interno di una parola (in sardo prevale la "u", ma occasionalmente si può trovare anche la "o"):
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
chibudda, cibudda
ziodda
ciodda
ciudda
cipolla
turre, torra
torri, turra, torra
torri
turri
torre
furru, forru
forru
forru
furru
forno
Formazione del futuro, che in sassarese è particolare. Si può infatti formare 1) in maniera perifrastica, come in sardo: es. eu aggiu a abè (io avrò), tu ai a fabiddà (tu parlerai), etc.; 2) in maniera composita come nelle altre lingue romanze, e in particolare l'italiano, corso e gallurese: es. eu abaraggiu (io avrò), tu abaré (tu avrai), eddu abarà (lui avrà) noi abaremu (noi avremo) voi abareddi (voi avrete) eddi abaráni (loro avranno); 3) combinando i modi menzionati in precedenza, es. eu abaraggiu a vidé (io vedrò), tu abaré a aggabbà (tu finirai), etc.
Influenze corse
Mantenimento della -e- come nel corso centrale di transizione:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
issos
eddi
eddi
iddi
essi
nie
nebi
nevi
nii
neve
deo, eo
eu
eu
eu
io
Mantenimento del gruppo -gl- come nel corso centrale:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
fizu
figlioru
figliolu
fiddolu
figlio
leare, pigare
piglià
piglià
piddà
prendere
mezus
megliu
megliu
meddu
meglio
Il plurale non varia nel genere maschile e femminile, come nel corso meridionale e nel gallurese, a differenza del sardo (sa terra → sas terras, sa femina → sas feminas, su campu → sos campos) e del corso cismontano o settentrionale (a terra → e terre, a donna → e donne, u campu → i campi); lo stesso fenomeno ha contagiato il sardo logudorese parlato a Sennori.
Terminazione di vocaboli in -ai (ziddai [città], triniddai [trinità]), come in gallurese e corso antico (ma ancora in uso in alcune varietà, come il sartenese) - in sardo tzitade e trinidade.
Influenze toscane
Presenza, unica fra tutte le lingue romanze, della laterale fricativa alveolare sorda /ɬ/. Parziale lambdacismo e pronuncia [ɬ(t)] per i gruppi -lth-, -sth-, -rth-; allo stesso modo, è presente anche la laterale fricativa alveolare sonora /ɮ/, per cui i corrispondenti gruppi sonori -ldh-, -sdh-, -rdh- vengono pronunciati con il suono [ɮ(d)]; aspirazione, con pronuncia [x] o [xx], per i gruppi -lch-, -sch-, -rch- (simile allo spagnolo ojos o al tedesco Bach). Lo stesso fenomeno ha contagiato il sardo logudorese dei centri vicini, come a Nulvi, Ozieri e Ploaghe. Il fenomeno dell'aspirazione non è presente nei dialetti castellanesi, che mantengono un suono vicino alla "l". Un fenomeno simile era tipico nel Medioevo dei dialetti dell'area pisana meridionale e del livornese (ad es. "alcoltare", "ilchiaffare", "reltare", "dilcrizione"):
Rotacismo di -l- a -r-. Questa caratteristica non è presente nel castellanese, ma dal sassarese è passata anche al vicino catalano algherese (cfr. algh. "scora", "ara"); al di fuori della Sardegna questa caratteristica è presente nel ligure. In campidanese, in alcune varianti, si ha il passaggio di "d" a "r": "meda" diventa "mera" (molto).
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
su
lu (pron. ru)
lu
lu
il
calore
carori
calori
calori
calore
sole
sori
soli
soli
sole
iscola
ischora
schola
scola
scuola
ala
ara
ala
ala
ala
mela
mera
mela
mela
mela
Passaggio di c- a z-. Questo fenomeno è comune anche alla varietà occidentale del gallurese (aggese), sostituita invece con la prununcia di g- nel dialetto di Castelsardo; al di fuori della Sardegna anche questa caratteristica è presente nei dialetti liguri più conservativi (ad es. valle dell'Orba).
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
chentu
zentu
centu
centu
cento
a nos bidere
avvidezzi
avvidecci
avvidecci
arrivederci
chimbe
zincu
cincu
cincu
cinque
chelu
zeru
celu
celu
cielo
chircare
zirchà
cilcà
cilcà
cercare
detzìdere
dizzidì
diccidì
dicidì
decidere
Influenze sardo logudoresi
Passaggio di -t- in -dd- per influsso del sardo logudorese:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
saludu
saruddu
saluddu
salutu
saluto
aghedu
azeddu
aceddu
acetu
aceto
criadura
criaddura
criaddura
criatura
creatura
tzitade
ziddai
ciddai
citai
città
Presenza di una i- eufonica davanti ai suoni sth- o sch-: isthranu (strano), ischara (scala), isthradoni (strada principale), ecc. Questo fenomeno è assente nel corso e nel gallurese, dove si dice scala, stradoni, ecc., ma è presente in sardo logudorese e nuorese (iscala, istradone), oltre che in spagnolo, portoghese e catalano, dove però invece della "i" viene inserita una "e": escalera/escala (spagn.), escala (cat.), "escada/escala" (port.). Va notato peraltro che queste parole, in sassarese, possono essere pronunciate (e scritte) anche senza la i- iniziale.
Mantenimento della -t- in alcune parole, tipico del sardo logudorese, dove il gallurese, così come il sardo campidanese, presenta "z":
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
tilipirche, tilibische
tiribriccu
zilibriccu
zilibriccu, ziribriccu
cavalletta
tiribriccu, tilibriu
ziribrincu
ziribitula
ziribitula
gheppio
tilighelta, tiligherta, tzilighetta
tirighetta
zirighetta
zirichelta, fataredda
lucertola
taffaranu, tanfaranu
tanfaranu
zanfaranu
zanfaranu
zafferano
Pronuncia di -dor- al posto di -tor-: imperadori (imperatore) per il corso imperadori/imperatore, analogamente alla pronuncia sarda imperadore;
Passaggio a -ss- del gruppo -rs- (cossu [corso], videssi [vedersi]); il fenomeno è assente in corso (cfr. corsu), mentre è presente in sardo (cfr. cossu) e gallurese.
Terminazione del gerundio presente in -endi, come anche in gallurese, similmente a quanto avviene con -ende nel sardo (mentre in corso è -endu/-andu);
Presenza di un gran numero di termini logudoresi adattati, non presenti nel gallurese:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Italiano
inoghe
inogghi
inogga
chinci
qui
pitzinnu
pizzinnu
piccinnu
steddu
ragazzo
igue, in cue
inghibi, inchìbi
inghì
culà, chindi
là
jaju
giaiu, jaiu
minnannu
minnannu
nonno
mesa
banca, mesa
mesa, banca
banca
tavolo
Parole, nomi di cose, di animali, termini botanici, spesso uguali a quelli sardi logudoresi.
Influenze catalane
Sono inoltre presenti molti vocaboli di origine catalana, spesso comuni anche al logudorese e al gallurese (* : in catalano è un castiglianismo) :
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Catalano
Italiano
agabbare
accabbà/aggabbà
agabbà
agabbà, micà
acabar
terminare
cagliare
caglià
caglià
caglià
callar
tacere
cara
cara
cara
cara
cara
viso/faccia
carrela, carrera
carrera
carrela
carrera
carrer
via, strada
gana
gana
gana
gana
gana
voglia
grogu
grogu
grogu
giallu, grogu
groc
giallo
matessi
matessi
matessi
matessi
mateix
stesso
mucadore, mucaloru
muncaroru, muccaroru
muccalori
miccalori
mocador
fazzoletto
presse, pressa
pressa
pressa
pressa
pressa
fretta, pressa
preguntare, pregontare
priguntà
priguntà
pricuntà
*preguntar
chiedere
síndria
sindria
sindria
síndria
síndria
anguria
cadrea, cadira
caddrea
cadrea
cadrea
cadira
sedia
portale
purthari
pultali
pultoni
portal (pron. pultal in algherese)
porta, portone
paraula
paraura
paraula
paraula
paraula
parola
firmare
fimmà, signà
filmà
filmà
signar (*firmar)
firmare
trabagliare, traballare
trabaglià
travaglià
trabaddà
treballar
lavorare
abbassiare
abbascià
abbascià
abbassà
baixar (pron. bascià)
abbassare
banduleri
pirdhurari
banduleri
banduleri
bandoler (pron. banduler)
vagabondo
barberi
baiberi
balberi
balberi
barber
barbiere
lamentu, chescia
lamentu, chescia
chescia
lamentu, chescia
*queixa (pron. chescia)
lamento
Influenze spagnole
Sono relativamente rari i vocaboli inequivocabilmente ascrivibili alla sola lingua spagnola, e sono usualmente presenti anche nel logudorese e nel gallurese:
Sardo logudorese
Sassarese
Castellanese
Gallurese
Spagnolo
Italiano
apposentu
appusentu
appusentu
appusentu
aposento
stanza/camera
feu
feu
feu
feu
feo
brutto
trigu
triggu
triggu
tricu
trigo
grano
ispitzèche
azziccaddu, ippizzèccuru, zeccu
azziccaddu
nanchjosu, spizzeccu
tacaño
tirchio
mola
mora
mola
mola
muela
macina
relozu
ridozu, rilozu, rirozu
rilógiu
rilóciu
reloj (è un catalanismo in castigliano, dunque in Sardegna potrebbe essere un catalanismo)
orologio
Esempi
Verbo essere, indicativo presente/imperfetto/passato remoto
io sono/io ero/io fui
eu soggu/eu era/eu fusi
tu sei/tu eri/tu fosti
tu sei/tu eri/tu fusi
egli/ella è/era/fu
eddu/edda è/era, fulthi/fusi
noi siamo/eravamo/fummo
noi semmu/erami/fusimi
voi siete/eravate/foste
voi seddi/eraddi/fusiddi
essi/esse sono/erano/furono
eddi sò/erani/fusini
Verbo avere, indicativo presente/imperfetto/passato remoto
io ho/avevo/ebbi
eu aggiu/abia/abisi
tu hai/avevi/avesti
tu ai/abii o abisthi/abisi
egli/ella ha/aveva/ebbe
eddu/edda à/abia/abisi
noi abbiamo/avevamo/avemmo
noi abemmu/abiami/abisimi
voi avete/avevate/aveste
voi abeddi/abiaddi/abisiddi
essi/esse hanno/avevano/ebbero
eddi ani/abiani/abisini
Passato remoto del verbo essere: Io fui, Eu fusi, tu fosti, Tu fusi Lui fu, Eddu fusi, Noi fummo, Noi fusimi, Voi Foste, Voi Fusiddi, Loro furono, Eddi Fusini
Numeri cardinali
1
unu
2
dui
3
tre
4
quattru
5
zincu
6
sei
7
setti
8
ottu
9
nobi
10
dezi
11
ondizi
12
dodizi
13
tredizi
14
quattordhizi
15
quindizi
16
sedizi
17
dizasetti
18
dizottu
19
dizannobi
20
vinti
21
vintunu
22
vintidui
30
trinta
40
quaranta
50
zincuanta
60
sessanta
70
settanta
80
ottanta
90
nobanta
100
zentu
101
zentu e unu
102
zentu e dui
200
duizentu
300
trezentu
400
quattruzentu
500
zincuzentu
600
seizentu
700
settizentu
800
ottuzentu
900
nobizentu
1000
milli
2000
duimiria
3000
trimiria
4000
quattrumiria
5000
zincumiria
6000
seimiria
7000
settimiria
8000
ottumiria
9000
nobimiria
10000
dezimiria
un milione
un mirioni
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Toponimi
Nell'uso quotidiano il sassarese può utilizzare indifferentemente toponimi in italiano, sardo o gallurese. Tuttavia per diverse località esiste uno specifico toponimo o viene impiegato un esonimo in sassarese. L'isola viene chiamata Sardhigna e i suoi abitanti sardhi, mentre la ProvinciaPrubìnzia di Sassari. È possibile che esistessero altri centri di parlata sassarese oggi scomparsi, come il villaggio medievale di (Geridu) nel territorio di Sorso.
^Il sassarese ha avuto origine nel medioevo come lingua d'incontro tra il volgare pisano e il sardo logudorese cfr. Antonio Sanna, Il dialetto di Sassari, 1975, pp. 6-118
^Pasquale Tola, Prefazione al "Codice degli Statuti della Repubblica di Sassari"
^Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
^ Comune di Sassari, 3 - Sassari, la lingua (PDF), in Sassari e i suoi toponimi nel tempo, Sassari, 2010, pp. 20-23. URL consultato il 18 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
^ Antonio Sanna, Il dialetto di Sassari e altri saggi, Cagliari, Trois, 1975, p. 12.
^Con un processo simile, ma una terminologia linguistica moderna invece che medievale, considerata anche lingua creola evolutasi da un pidgin. Leonardo Sole, Sassari e la sua lingua, Sassari, Stamperia Artistica, 1999, pp. 59-74.
^"Mentre il corso della colonia sassarese subiva il forte influsso logudorese, specialmente nella sintassi e nel lessico, ... " e "dopo il fortissimo influsso sardo subito dal corso nel processo di sovrapposizione sull'originario logudorese" da Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, pp. 21 e 37
^Regione Sardegna, "Le lingue dei sardi. Una ricerca sociolinguistica"
^ Alessandro Ponzeletti, 3 - Sassari, la lingua (PDF), in Sassari e i suoi toponimi nel tempo, Sassari, Comune di Sassari, 2010, p. 19. URL consultato il 18 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
«Imputare la nascita di una lingua al solo aspetto di rinnovamento demografico (con selezione, si badi, dei parlanti: i sardofoni morirono, gli italofoni furono immuni...) è fallimentare. Ben altre dinamiche, più intricate e su più piani, stanno dietro una lingua.»
^L'idioma di Pasquale Tola, su La Nuova Sardegna, 19 febbraio 2008. URL consultato il 09-07-2008.
^Mario Pompeo Coradduzza, Il sistema del dialetto, Prefazione, Sassari, 2004
^Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 45-46.
^Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 46.
^Mauro Maxia, Studi storici sui dialetti del Sardegna settentrionale, p. 47.
^Le varietà contemplate dallo standard sono quelle di Sassari, Porto Torres, Stintino e Sorso. Il documento non si occupa del castellanese.
^Franziska Gostner, Alghero Archiviato l'8 ottobre 2007 in Internet Archive., da J. Armangué i Herrero, Estudis sobre la cultura catalana a Sardenya. Barcelona, Institut d'Estudis Catalans, 2001, p. 256
^Anche nel catalano moderno vi è betacismo: questo è totale nella maggior parte delle varietà (soprattutto in quelle centrali), mentre le parlate della comunità valenziana, storicamente, distinguono i due suoni in posizione non intervocalica (ma tale distinzione è in regressione). Tuttavia, in catalano questo è un fenomeno che non si era ancora sviluppato (o generalizzato) nel Medioevo e nel primo Rinascimento, quando la lingua sassarese si formò; ne è una prova anche il dialetto algherese, che non conosce alcuna forma di betacismo e distingue sempre /b/ e /v/, anche quando intervocaliche.
^A seconda del parlante e del momento, la realizzazione di questo suono può variare liberamente: il nesso [t] può essere: 1) pronunciato completamente, quindi [ɬt]; 2) accennato; 3) assimilato alla [ɬ]: in questo caso, il suono risultante è la geminata [ɬɬ].
^A seconda del parlante e del momento, la realizzazione di questo suono può variare liberamente: il nesso [d] può essere: 1) pronunciato completamente, quindi [ɮd]; 2) accennato; 3) assimilato alla [ɮ]: in questo caso, il suono risultante è la geminata [ɮɮ].
^Palmadula.tk - Palmadula Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive.
Mauro Maxia, Per una fonetica storica delle varietà sardo-corse, in INSULA, n. 5, giugno 2009, p. 42, ISSN 978-88-96 (WC · ACNP). URL consultato il 20 gennaio 2012.
^Dizionario Sardo Unificato Archiviato il 7 dicembre 2014 in Internet Archive.
Bibliografia
Louis-Lucien Bonaparte, Canti popolari in dialetto sassarese con osservazioni sulla pronunzia, Cagliari, 1873. (Luigi Luciano Bonaparte) (GB, fascic. II. GB)
Vito Lanza, Vocabolario italiano sassarese e sassarese italiano, Sassari, Carlo Delfino Editore, 1989 [Tipografia Gallizzi, 1980].
Giosuè Muzzo, Vocabolario del dialetto sassarese, Sassari, Carlo Delfino Editore, 1989.
Giosuè Muzzo, Il sardo in tasca: minidizionario italiano - sassarese - italiano, Sassari, EDES - Editrice DEmocratica Sarda, 1997.
Leonardo Sole, Sassari e la sua lingua, Sassari, Stamperia Artistica, 1999.
Gian Paolo Bazzoni, Elementi di grammatica sassarese, Sassari, Magnum Edizioni, 1999.
Antoninu Rubattu, Dizionario universale della lingua di Sardegna, Sassari, EDES - Editrice DEmocratica Sarda, 2001.
Gian Paolo Bazzoni, Dizionario fraseologico Sassarese-Italiano, Sassari, Magnum Edizioni, 2001.
Mauro Maxia, Tra sardo e corso. Studi sui dialetti del Nord Sardegna, Sassari, Magnum Edizioni, 2003 [2001].
Mauro Maxia, L'elemento corso nell'antroponimia sarda medioevale, in Archivio Storico Sardo, Cagliari, 2002.
Gian Paolo Bazzoni, Pa modu di dì: detto, motti, modi di dire sassaresi, Sassari, Magnum Edizioni, 2003.
Mauro Maxia, Il toponimo Billèllara e il blasone di Sorso, in Rivista Italiana di Onomastica, Roma, X, n. 1, 2004, pp. 39-53.
Corrado Piana, Dizionario Enciclopedico della Letteratura di Sardegna, Cargeghe, Documenta Edizioni, 2006.
Mauro Maxia, I Corsi in Sardegna, Cagliari, Edizioni Della Torre, 2006.
Antonio Sanna, Il dialetto di Sassari (e altri saggi), Cagliari, Trois, 1975.
Mauro Maxia, Verso una nuova consapevolezza sulla collocazione del sassarese e del gallurese tra sardo e corso, in Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata, Nuova Serie, Pisa-Roma, XXXIV, n. 3, 2006, pp. 39-53.
Mauro Maxia, "Studi sardo-corsi. Dialettologia e storia della lingua tra le due isole", Olbia, Taphros 2008, 2ª edizione 2010; consultabile sul sito https://web.archive.org/web/20160304210915/http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2010072310445600012.pdf e sul sito https://web.archive.org/web/20160304231042/http://maxia-mail.doomby.com/medias/files/studi-sardo-corsi.compressed.pdf.
Mauro Maxia, "Fonetica storica del gallurese e delle altre varietà sardocorse", Olbia, Taphros 2012.
Mauro Maxia, "Il gallurese e il sassarese", in Eduardo Blasco Ferrer, Peter Koch, Daniela Marzo (Eds.), Manuale di Linguistica Sarda, Manuals of Romance Linguistics, vol. 15, De Gruyter, Berlino/Boston 2017, 431-445.
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Collegamenti esterni
A ischora di sassaresu (a cura di Fabrizio Dettori) - Sassari.tv, su sassari.tv (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2014).
http://www.comune.sassari.it/citta_murata/index.htm[collegamento interrotto], Comune di Sassari
Vivaio acustico della Humboldt-Universität di Berlino, su www2.rz.hu-berlin.de (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2014).
Prosa e poesia in sassarese, Ignazio Sanna
Sassaresu, Mauro Maxia
Sarducossu, Mauro Maxia
Il sassarese visto dalla Germania, SardegnaDìes
* TOGO, Dizionario Italiano-Sassarese
Un profilo del sassarese , di Fiorenzo Toso in Lo spazio comunicativo dell'Italia e delle varietà italiane (2018)