Come conseguenza dei fenomeni migratori, il rumeno viene parlato da minori comunità di locutori in diverse parti dell’Europa occidentale (Spagna, Italia) e del Nordamerica.
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Toate ființele umane se nasc libere și egale în demnitate și în drepturi. Ele sunt dotate cu rațiune și conștiință și trebuie să reacționeze unele față de altele în duhul fraternității.
Distribuzione geografica del rumeno
Dialetti principali del romenoDistribuzione dei madrelingua romeni per luogo di nascita
Al 2022, è parlata da 24,1 milioni di parlanti totali.
È inoltre parlata dalle comunità dell'emigrazione romena all'estero, in particolar modo in Italia e in Spagna; come pure in Francia, Stati Uniti e Canada.
Con la denominazione di lingua romena, s'intende solo una delle quattro varietà costituenti la famiglia linguistica romena.
Le lingue del gruppo romeno sono quattro: dacoromeno (o romeno), aromeno (o macedoromeno), meglenoromeno (o meglenitico) e istroromeno.
Il dacoromeno (dal nome della provinciaromana della Dacia, corrispondente a una buona parte dell'attuale Romania) è lingua ufficiale di due stati, la Romania e la Repubblica di Moldavia. Le altre tre lingue, anche note per la loro posizione come , sono parlate come lingue minoritarie (più o meno riconosciute e tutelate) in varie aree dei Balcani: Grecia (meglenoromeno e aromeno), Albania (aromeno), Macedonia del Nord (meglenoromeno e aromeno), Bulgaria (meglenoromeno e aromeno), Turchia (meglenoromeno) e Croazia (istroromeno); in Romania, in particolare in Dobrugia, sul Mar Nero, esistono importanti colonie aromene e meglenoromene.
L'aromeno è l'unica lingua romena sub-danubiana relativamente alla quale si possa parlare di una forte coscienza linguistica, per la quale esistano tentativi seri di normativizzazione e che possa vantare una certa tradizione letteraria; per questo e per la notevole differenza strutturale di questo idioma rispetto al "fratello maggiore" dacoromeno, alcuni linguisti sono inclini a considerare l'aromeno come una lingua romanza a sé, separata e allo stesso livello della famiglia romena e del dalmatico.
Il moldavo è considerato dalla maggior parte degli standard (Ethnologue-15) solo una variante del nome del romeno usato in Moldavia.
Origini e struttura
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della lingua romena.
Il primo documento scritto in romeno sopravvissuto fino alla nostra epoca è una lettera del 1521, chiamata Lettera di Neacșu. Si tratta di un messaggio inviato da , mercante di Câmpulung, a , principe di Brașov, contenente un avvertimento circa un'imminente invasione turca della Transilvania e della Valacchia. Nella lettera risultano immediatamente evidenti i prestitislavi, dovuti ai molti secoli di stretti contatti con gli Slavi, sebbene sia chiara la radice latina della lingua usata nella lettera.
Le parole di origine latina, secondo alcuni linguisti, rappresenterebbero l'82%, con una frequenza assoluta del 60%. Tra le 112 unità di testo, 47 parole di origine latina possono anche essere trovate in altre 7 lingue romanze. Secondo un'altra fonte, oggi il lessico romeno conterrebbe l'80% di elementi latini ed elementi di altre lingue secondo il seguente schema:
80,57% parole di origine latina o romanza
39,24% ereditato dal latino, la maggior parte del vocabolario di base
22,12% dal francese (specialmente nel linguaggio tecnico)
Fra tutte le lingue romanze, il romeno presenta un'evoluzione maggiormente naturale; ha infatti un carattere piuttosto popolare poiché non è stata interrotta nel suo sviluppo da una letteratura classica in senso stretto; questo spiega, fra l'altro, il fatto che questa lingua possieda una quantità importante di vocaboli e forme latine che nelle altre lingue romanze non esistono più.
Variazioni dialettali
Il romeno ha più dialetti. Tutti sono simili alla lingua ufficiale, essendo minimali le differenze. Cambia spesso il suono di alcune vocali prendendo una forma gutturale. Un'altra differenza può essere l'aggiunta di una vocale.
Il munteno
Questa è la parlata che somiglia di più alla lingua ufficiale. La differenza principale è la scomparsa della lettera l nell'articolo. Si parla nelle regioni storiche di Muntenia e Dobrugia. Le più importanti forme regionali sono:
dă al posto di de ‘di’
pă al posto di pe ‘su, a’
amu e acuma al posto di acum ‘adesso’ (acu', acum apocopata)
aicea al posto di aici ‘qui’ (variante: aicișa, acilea)
nimenia al posto di nimeni ‘nessuno’
L’olteno
Questa varietà si parla nella regione storica dell’Oltenia. Ciò che la distingue dal munteno è l’uso del passato remoto che alterna il passato prossimo nel linguaggio corrente. Il passato remoto viene usato per un’azione appena compiuta, mentre il passato prossimo si usa in tutte le altre azioni passate da almeno un’ora. Per questo tempo verbale in Oltenia c’è una forma speciale per il verbo a fi ‘essere’, quindi il passato remoto ha due forme (l’altra omette la sillaba centrale -se-):
eu fui / fusei = fui
tu fuși / fuseși = fosti
el fu / fuse = fu
noi furăm / fuserăm = fummo
voi furăți / fuserăți = foste
ei fură / fuseră = furono
Il banatico
Questo è della regione storica del Banato. La caratteristica principale è la modifica della ț in c palatale (come in «cielo»): ad esempio la parola țuică ‘acquavite’ in romeno standard si pronuncia /ts'uikə/, nel Banato si pronuncia /tsi'uika/; romeno standard fecior → banatico fișior (fiscior). Dal ce faci ‘che fai’ diventa șe fași ‘sce fasci’
L'ardealiano
Questo si parla nelle regioni storiche di Ardeal e Crișana (queste due regioni insieme al Maramureș e al Banato formano la Transilvania). Le caratteristiche dell'ardealiano:
l'accento e la pronuncia delle parole e frasi sono influenzati dalla lingua ungherese
È il dialetto più lontano dalla lingua ufficiale. Si parla nelle regioni di Moldavia e Bessarabia (perlopiù occupata dall'attuale stato di Moldavia). Le sue caratteristiche sono:
la pronuncia del gruppo ci come și (o ș alla fine della parola)
esempio: ce faci? → și fași? ‘che fai’; da /t͡ʃe fat͡ʃi/ diventa /ʃi faʃi/
la e diventa i (specialmente alla fine della parola)
esempio: bine → bini
il gruppo pi diventa chi
esempio: spinare → schinari ‘schiena’
il dittongo ea diventa e (caratteristica presente anche nei dialetti della Transilvania)
esempio: vedea → vide ‘vedere’
a volte, la vocale e, dopo la consonante s o z, scompare o si trasforma in a o ă
seară → sară ‘sera’
mătase → mătasă ‘seta’
zeamă → zamă ‘zuppa’
Caratteristiche evolutive
Alcuni dei principali cambiamenti fonetici:
Lat. qu diventa p o c: aqua → apă (acqua); qualitas → calitate (qualità); quis → ce (che)
dittongazione di e e o
lat. cera → rom. ceară (cera)
lat. sōle → rom. soare (sole)
iotacismo [e] → [ie] a inizio parola
lat. herba → rom. iarbă (erba)
velare [k ɡ] → labiale [p b m] prima di consonante alveolare e [w] (esempio: ngu → mb):
Fra le lingue affini e dialetti interni alla lingua romena sono da segnalare la lingua aromena (o macedoromeno), la lingua meglenoromena (o meglenitico), parlata in Grecia nell'area di Salonicco e in Macedonia del Nord, e la lingua istroromena (o istroromeno), parlata nella penisola istriana, oggi in via di estinzione. Il moldavo invece, da alcuni standard (Ethnologue-15, ma non ISO639-3), non è considerato una lingua a sé, ma una variante nel nome del romeno usato in Moldavia.
Nella lingua romena esistono quattro semivocali /e̯/, /i̯/, /o̯/, /u̯/:
/e̯/ ad esempio in seară ("sera")
/i̯/ ~ /j/ ad esempio in miere ("miele")
/o̯/ ad esempio in moarte ("morte")
/u̯/ ~ /w/ ad esempio in ziua ("giorno")
Le semivocali /e̯/ ed /o̯/ precedono sempre la vocale del dittongo, mentre /i̯/ e /u̯/ la possono precedere o seguire, costituendo dunque dittonghi ascendenti e discendenti.
Consonanti
Il sistema consonantico romeno
Bilabiali
Labiodentali
Dentali
Postalveolari
Velari
Glottali
Nasali
m
n
Occlusive
pb
td
kɡ
Affricate
ts
tʃdʒ
Fricative
fv
sz
ʃʒ
h
Vibranti
r
Approssimanti
l
Alfabeto e pronuncia
Lo stesso argomento in dettaglio: Ortografia della lingua romena.
L'alfabeto romeno contiene 31 lettere. Nella tabella sotto si spiega la pronuncia puntuale di ogni suono, digrafo e/o combinazione particolare.
Lettera o
digrafo
Trascriz.
IPA
Spiegazione
a
/a/
È una "a" di albero.
ă
/ə/
È una vocale neutra, cioè la schwa, ottenibile immaginando di declamare le consonanti dell'alfabeto ("a, bi, ci, di, e, effe, gi...") senza il nome della lettera e conservando solo il suono ("a, b, c, d, e, f, g..."). Questo suono, per esempio, si può trovare a fine parola, e.g. galeră, lanternă, romanică (romanica), limbă (lingua), ăsta (questo). Volendo, si può pensare come una "a" molto ridotta, lenita e defonologizzata.
â; î-, -î
/ɨ/
È una "i" di pila, ma non con la punta della lingua vicino al palato, ma con il dorso della lingua volto vicino all'incavo del palato. Il suono, presente anche in russo e polacco ("y"), si approssima bene immaginando di pronunciare la "i" tenendo una penna tra i denti, come un cane che tiene un osso tra le fauci. Questa lettera si trova sempre all'interno della parola. Se a inizio o alla fine, si scrive î per ragioni meramente estetiche. Un esempio è "în" (in). Notare gli accenti circonflessi, che mostrano bene come il suono sia una vocale centrale e non anteriore o posteriore. Di contro, lo svolazzo sopra la "a" segnala il fatto che la vocale è neutra, è una sorta di "a" lenita. In tedesco, norvegese e medio inglese la schwa si trova nella -e non accentata. Infine, prima di una riforma ortografica del 1904, la vocale alta centrale era rappresentata da 5 lettere tutte con l'accento circonflesso: â, ê, î, ô (rara), û. Durante il governo comunista, dal 1953 al 1993, venne imposta in ortografia solo la î: fu successivamente stabilito che la â sarebbe rimasta solo nel nome "România". Questa riforma è stata abolita e dal 1993 restano solo -â-, î.
e; e-
/e/; /je/-
È una "e" di meringa. In poche parole in romeno, a inizio parola diventa un dittongo, una "ie" di iena: el, ei, este, eram... Un buon dizionario disambigua la pronuncia irregolare a inizio parola. Anticamente si usava pure una ĕ pronunciata sempre come vocale neutra /ə/ ma che disambiguava molto bene l'etimologia: se la vocale neutra in latino derivava da un'antica "a", si usava ă; se derivava da un'antica "e", si usava ĕ, e.g. împărat < împĕrat < imperator.
i
/i/; /j/-
È una "i" di pila, vocale anteriore.
o
/o/
È una "o" di occhio, vocale arrotondata/procheila. Una vocale arrotondata si pronuncia cioè con le labbra arrotondate fino a formare un cerchiolino, senza per forza sporgerle verso l'esterno. Anticamente si usava una "ó" /oa/ per indicare che l'odierno dittongo "oa" derivava da una parola latina con la vocale "o" /o/ che successivamente è stata mutata in un dittongo, e.g. foarte < fórte < forte.
u; ü
/u/; /y/
È una "u" di ultimo, vocale arrotondata. In rari prestiti dal francese e in parole tedesche con "ü" (l'umlaut/dieresi/tréma sulla "u"), se si ricalca in modo fedele la pronuncia originale, diventa una "i" di piccolo ma arrotondata (i parlanti incolti possono approssimarla e accomodarla come il dittongo /ju/). Anticamente, era pure presente la vocale -ŭ, perlopiù muta e usata solo a fine parola. Se pronunciata, di solito rappresentava i dittonghi "eu, au", anticamente scritti "eŭ, aŭ". Oggi si vede talvolta nella grafia antica del nome di un famoso poeta simbolista romeno vissuto tra Ottocento e Novecento, Mateiu Caragiale (Mateiŭ Caragiale), autore del "Craii de Curtea-Veche" (1929).
b
/b/
È una "b" di balena, consonante sonora. Una consonante si dice "sonora" se il palmo della mano intorno alla gola sente le vibrazioni delle corde vocali. Si paragonino "fffff" e "ssss" con "mmm" e "vvvvv".
ca, co, cu
/k/-
È una "c" di cane, consonante sorda.
ce, ci
/t͡ʃ/-
È una "ci" di cielo, consonante sorda. La pronuncia cambia a causa di una palatalizzazione innescata dalla presenza delle due vocali anteriori -e, -i. La palatalizzazione è presente pure in italiano, francese, spagnolo (ma non con la lettera "g"), portoghese, inglese, polacco. Se la parola finisce in -ci non accentata, la /i/ può cadere in pronuncia. In più, nella grafia arcaica, le parole che finivano in -ci (e altre ancora in -i) venivano scritte come -cĭ, in cui il diacritico sulla "i" rimarcava la palatalizzazione (e.g. grecĭ, lupĭ, > greci, lupi). Oggi la -ĭ non fa più parte dell'alfabeto. Infine, nelle combinazioni -cce- e -cci-, la doppia si pronuncia /kt͡ʃ/: è come se si dividesse in due, con il secondo suono palatalizzato. Tutte le altre combinazioni non esistono in romeno, eccetto nei prestiti. "cc" è l'unico raddoppio presente in parole romene che non sono prestiti.
che, chi
/k/-
È una "che" di chela, consonante sorda. La "h", come in italiano, è un espediente ortografico che segnala l'assenza della palatalizzazione.
d
/d/
È una "d" di dente, consonante sonora.
f
/f/
È una "f" di farfalla, consonante sorda.
ga, go, gu
/g/-
È una "g" di galera, consonante sonora.
ge, gi
/dʒ/-
È una "ge" di gelato, consonante sonora. Anche qui, come in italiano e altre lingue, avviene una palatalizzazione. Se la parola finisce in -gi non accentata, la /i/ può cadere in pronuncia. La "gg" doppia non esiste in romeno.
ghe, ghi
/g/-
È una "ghi" di ghiro, consonante sonora. Anche qui, la "h" segnala tramite grafia l'assenza della palatalizzazione.
h; -h
~/h/; -/x/
È un'aspirazione sorda, come nell'inglese "have" e in tedesco (in molte altre lingue, come italiano, spagnolo, portoghese, catalano e francese, è muta). L'aspirazione viene plasmata in base alla vocale successiva. Il caso più eclatante è quello di /u/: qui la /h/ si rimodella in una /x/, cioè una "c" di cane senza contatto tra organi. Lo stesso suono si sente se "h" è a fine parola. Attenzione ai digrafi ch- e gh-.
j
/ʒ/
È una "gi" di giorno, sonora e senza contatto tra organi. Lo stesso suono è presente pure in francese e in arabo standard colloquiale.
È una "m" di mano, consonante sonora. Nella combinazione -mf-, per un fenomeno di assimilazione la /m/ muta nel suono labiodentale /ɱ/: è cioè una "m" pronunciata con gli incisivi dell'arcata superiore a contatto con il labbro inferiore, come nell'italiano anfora.
n
/n/
È una "n" di nave. Nelle combinazioni -nc-, -ng- e -nh-, la /n/ sempre per assimilazione si accomoda alla consonante seguente e si rimodella in una /ŋ/: è cioè una /n/ pronunciata non con la punta della lingua, ma con il dorso della lingua, come nell'italiano panca e fango. Si ottiene dunque /ŋk/, /ŋg/ e la pronuncia fissa /ŋx/. Non avvengono nasalizzazioni, come in portoghese e francese.
p
/p/
È una "p" di palla, consonante sorda.
q(u)-
/k/
È una "c" di cane, consonante sorda. Si trova in prestiti linguistici e solitamente è seguita da un dittongo che inizia con "u". Siccome i prestiti sono perlopiù spagnoli e francesi, la "u" nel dittongo non si pronuncia. Se in più il prestito è francese e finisce in -que, si sente solo la -/k/ (e.g. époque, Monique).
r; -r-
/r/; -/ɾ/-
È una "r" di parco, consonante sonora. Se a inizio e fine parola, è polivibrante; se intervocalica e prevocalica, si riduce in una "r" monovibrante come nell'italiano arare e nell'inglese statunitense city, better. In romeno non esiste "rr", reperibile solo in prestiti.
s
/s/
È una "s" di senza, consonante sorda.
ș
/ʃ/
È una "sci" di scienza, consonante sorda. Per scriverla, i romeni usano una sola lettera, la "s", che però è modificata con il gancetto o virgoletta in basso. Non è una cedilla direttamente attaccata alla lettera, da cui si otterrebbe la variante ş. Quest'ultima è diffusa ma, in una visione prescrittiva (e non descrittiva) della lingua, è una grafia scorretta. La variante è nata per la mancanza della virgoletta in basso nei font per computer, per la mancanza di una standardizzazione iniziale e forse anche per la somiglianza dei due diacritici. Anche la variante "sh", comoda da scrivere e diffusa, è considerata scorretta.
t
/t/
È una "t" di tavolo, consonante sorda.
ț
/ts/
È una zz di quando devi dire pizza
v
/v/
È una "v" di vela, consonante sonora.
w
/w/-, /v/-
È una "u" di quaglia, cioè la semivocale alta arrotondata /w/-, oppure una "v" di vela, consonante sonora. Si trova in prestiti linguistici laddove nel prestito è presente un dittongo e la pronuncia corretta deriva dal prestito. Per esempio, se il prestito deriva dal tedesco, sarà /v/.
x
/ks/; -/gz/-
A inizio e fine parola (tranne nei prestiti francesi, in cui è muta) e in posizione preconsonantica (e.g. xenofobia, expresie) è una "cs" di clacson: è un cluster consonantico a due membri sordo. Se intervocalica, si sonorizza in /gz/.
y
/j/-
È una "i" di iena, cioè la semivocale alta /j/-. Si usa in prestiti linguistici laddove nel prestito è presente un dittongo.
z
/z/
È una "s" di senza ma sonorizzata, cioè con l'aggiunta delle vibrazioni delle corde vocali. In alternativa, si può pensare come una "z" di zanzara sonora ma senza contatto tra organi. Questo suono è presente pure in portoghese, francese e in arabo standard. Anticamente, si usava una lettera d̦ (una "d" con un punto sotto) pronunciata come /z/ per indicare come il suono /z/ derivava da una parola latina che iniziava in /d/ poi lenita, e.g. zece (dieci) < d̦ece < decem; zi < d̦i < dies.
In conclusione, si aggiunge che nelle parole ortograficamente identiche ma con diversa posizione dell'accento tonico (si pensi all'italiano "ancóra" VS "àncora" o "calamìta" VS "calamità"), si può usare un accento acuto per disambiguare il significato, e.g. cópii ("le copie") VS copíi ("bambini"), éra ("l'era") VS erá ("era"), ácele ("aghi") VS acéle ("questi") e încúie ("lui rinchiude") VS încuié ("lui rinchiuse"). A volte questi accenti acuti invece derivano dal fatto che la parola è un prestito e dunque riflettono la conservazione della grafia originale, e.g. bourrée.
Si aggiunge pure che in romeno colloquiale esiste un click (cioè un suono prodotto senza flusso d'aria dai polmoni) presente pure in italiano: "tsk-tsk", equivalente a una "ci" di ciao ma pronunciata immaginando di succhiare la punta della lingua. Il click, scritto "nț" se singolo, si usa per dire di no ("nu") insieme all'esclamazione îm-îm o m-m, non più click e corrispondente all'italiano "mh-mh"; se i click sono due e scritti "tț", esprimono una generica disapprovazione.
Infine, un'ulteriore esclamazione è prodotta da una consonante sonora vibrante e bilabiale, cioè prodotta facendo vibrare entrambe le labbra: è /ʙ/, che alla lontana corrisponde all'italiano "brrrrr" per indicare il freddo pungente.
In romeno, l'accento tonico (copè in pronuncia) di solito si trova in fondo alla radice e non colpisce mai le vocali nella desinenza, inflessione ecc. Nella coniugazione dei verbi ci possono essere degli spostamenti di accento. Quello più noto e plateale è la terza persona singolare al presente e passato remoto, che crea pure un'omografia sbrogliata con l'accento (si può segnare pure se sulla vocale è già presente un diacritico. Semplicemente, l'accento acuto si segna sopra il diacritico).
Grammatica
Sostantivo
Ha tre generi: femminile, maschile e neutro.
Il romeno ha una grammatica particolare, diversa da quella delle lingue italo-occidentali: l'articolo determinativo si mette alla fine della parola; si parla quindi di articolo enclitico.
Maschile singolare finito in consonante o in u:
-ul : omul (l'uomo)
-l : boul (il bue)
Maschile plurale finito in consonante o in u:
-i : oamenii (gli uomini)
boii (i buoi)
Maschile singolare finito in e:
-le : președintele (il presidente)
Maschile plurale finito in e:
-i : președinții (i presidenti)
Femminile singolare finito in ă:
-a : fata (la ragazza)
Femminile plurale finito in ă:
-le : fetele (le ragazze)
Femminile singolare finito in e:
-ea : marea (il mare)
Nota: mare (il mare) era neutro in latino, da allora il genere neutro si è estinto, perciò ora mare è maschile in italiano, femminile in romeno.
Femminile plurale finito in e:
-le : mările (i mari)
In romeno esistono declinazioni per i casi dativo, genitivo e vocativo, diverse dalle forme per il nominativo e l'accusativo
Caso
Singolare (indefinito)
Singolare (definito)
Plurale (indefinito)
Plurale (definito)
Nominativo
om
omul
oameni
oamenii
Genitivo
(a, al, ai, ale) unui om
(a, al, ai, ale) omului
(a, al, ai, ale unor) oameni
(a, al, ai, ale unor) oamenilor
Dativo
unui om
omului
unor oameni
oamenilor
Accusativo
pe un om
pe omul
pe nişte oameni
pe oamenii
Vocativo
omule
omule
oamenilor
oamenilor
Caso
Singolare (indefinito)
Singolare (definito)
Plurale (indefinito)
Plurale (definito)
Nominativo
fată
fata
fete
fetele
Genitivo
(a, al, ai, ale unei) fete
(a, al, ai, ale unei) fetei
(a, al, ai, ale unor) fete
(a, al, ai, ale unei) fetelor
Dativo
unei fete
fetei
unor fete
fetelor
Accusativo
pe o fată
pe fata
pe nişte fete
pe fetele
Vocativo
fato
fato
fetelor
fetelor
Verbo
Il romeno ha otto modi verbali: indicativo, congiuntivo, imperativo, condizionale, gerundio, participio, supino e infinito. I verbi sono divisi in quattro coniugazioni, a seconda di come termina l'infinito: -a, -ea, -e, ed -i.
L'infinito del verbo si forma con la particella a ("di"), messa prima del verbo.
Esempio: a arunca (gettare)
Indicativo (indicativ):
eu
tu
el/ea
noi
voi
ei/ele
Presente (prezent)
arunc
arunci
aruncă
aruncăm
aruncați
aruncă
Futuro (viitor)
voi arunca
vei arunca
va arunca
vom arunca
veți arunca
vor arunca
Futuro anteriore (viitor anterior)
voi fi aruncat
vei fi aruncat
va fi aruncat
vom fi aruncat
veți fi aruncat
vor fi aruncat
Passato remoto (perfect simplu)
aruncai
aruncași
aruncă
aruncarăm
aruncarăți
aruncară
Passato prossimo (perfect compus)
am aruncat
ai aruncat
a aruncat
am aruncat
ați aruncat
au aruncat
Imperfetto (imperfect)
aruncam
aruncai
arunca
aruncam
aruncați
aruncau
Trapassato (mai mult ca perfect)
aruncasem
aruncaseși
aruncase
aruncaserăm
aruncaserăți
aruncaseră
Congiuntivo (conjunctiv):
eu
tu
el/ea
noi
voi
ei/ele
Presente (prezent)
să arunc
să arunci
să arunce
să aruncăm
să aruncați
să arunce
Perfetto (perfect)
să fi aruncat
să fi aruncat
să fi aruncat
să fi aruncat
să fi aruncat
să fi aruncat
Condizionale (conditional):
eu
tu
el/ea
noi
voi
ei/ele
Presente (prezent)
aș arunca
ai arunca
ar arunca
am arunca
ați arunca
ar arunca
Perfetto (perfect)
aș fi aruncat
ai fi aruncat
ar fi aruncat
am fi aruncat
ați fi aruncat
ar fi aruncat
Imperativo (imperativ):
tu aruncă
voi aruncați
Lessico
Colori
romeno
italiano
negru
nero
alb
bianco
albastru
blu
roșu
rosso
galben
giallo
gri
grigio
verde
verde
portocaliu
arancione
maro
marrone
mov, violet
viola
Numeri
1
unu
11
unsprezece (unșpe) (lit. uno verso dieci)
2
doi
12
doisprezece (doișpe)
3
trei
13
treisprezece (treișpe)
4
patru
14
paisprezece (paișpe)
5
cinci
15
cincisprezece (cinșpe)
6
șase
16
șaisprezece (șaișpe)
7
șapte
17
șaptesprezece (șaptișpe)
8
opt
18
optsprezece (optișpe)
9
nouă
19
nouăsprezece (noușpe)
10
zece
20
douăzeci (douăzeci)
Frasario esemplificativo
"Romeno" (persona): "Român"
"Ciao": "Salut" o "Bună"
"Come stai?": "Ce mai faci?" (abbreviazione "Ce faci?")
"Come ti chiami?": "Cum te numești?" / "Cum te cheamă?"
"Arrivederci": "La revedere"
"Ci vediamo": "Pa" / "Ne vedem"
"Per piacere": "Vă rog frumos"
"Mi dispiace": "Îmi pare rău"
"Grazie": "Mulțumesc" / "Mersi"
"Prego": "Cu plăcere"
"Sì": "Da"
"No": "Nu"
"Non capisco": "Nu înțeleg"
"essere": "a fi" (sunt, ești, este / e, suntem, sunteți, sunt)
"avere": "a avea" (am, ai, are, avem, aveți, au)
"fare": "a face" (fac, faci, face, facem, faceți, fac)
"dire": "a zice" (zic, zici, zice, zicem, ziceți, zic)
"Dov'è il bagno?": "Unde este baia?"
"Parli italiano?": "Vorbești italiana?"
"Parla (Lei) italiano?": "Vorbiți italiana?"
"Complimenti": "Felicitări"
"Dove vai questa sera?": "Unde mergi în seara asta?"
"Io rimango a casa, ho tante cose da fare": "Eu rămân acasă, am multe lucruri de făcut"
"Ti amo": "Te iubesc"
"Andiamo a lavorare ": "Mergem să muncim"
"Ci sentiamo": "Ne mai auzim"
"felice": "fericit"
"bello": "frumos"
"brutto": "urât"
"lacrima": "lacrimă"
"casa": "casă"
"freno": "frână"
"monte": "munte"
Note
(EN) Codes for the Representation of Names of Languages, su loc.gov, Library of Congress. URL consultato il 1º agosto 2011 (archiviato il 28 aprile 2019).
(EN) Documentation for ISO 639 identifier: mol, su sil.org, SIL International. URL consultato il 1º agosto 2011 (archiviato l'11 ottobre 2012).
^In italiano i due termini sono equivalenti, anche se la lemmatizzazione dei lessici successivi al 2010 (cfr. ad esempio il Devoto-Oli 2012, o il Vocabolario Treccani) privilegia la dizione "romena".
^romèno in Vocabolario, su Treccani.it. URL consultato il 19 settembre 2020 (archiviato il 4 marzo 2021).
^ Matilde Paoli, Si dice romeno o rumeno? - Consulenza Linguistica, su AccademiaDellaCrusca.it, 14 ottobre 2013. URL consultato il 19 settembre 2020 (archiviato il 28 ottobre 2020).
^(EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.
^Rapporto Istat - La popolazione straniera residente in Italia al 1º gennaio 2010 (PDF), su istat.it. URL consultato il 21 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2010).
^Instituto Nacional de Estadística: Avance del Padrón Municipal a 1 de enero de 2010. Datos provisionales. (PDF), su ine.es. URL consultato il 21 maggio 2010 (archiviato il 23 giugno 2017).
^US census Bureau, su factfinder.census.gov. URL consultato il 21 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2020).
^target audience - Demographic Information - Sarmis ROMEDIA, su www12.statcan.ca. URL consultato il 21 maggio 2010 (archiviato il 24 dicembre 2018).
^Romania, su The World Factbook, CIA. URL consultato il 5 luglio 2013 (archiviato il 15 maggio 2020).
^Moldova: il romeno, lingua ufficiale, su rri.ro. URL consultato il 19 marzo 2014 (archiviato il 20 marzo 2014).
^Basic facts about Vojvodina, su viplc-backatopola.com. URL consultato il 5 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2013).
^Per la problematica lingua romena/moldava cf in francese Republica Moldova, un Etat en quête de nation, Paris : Non Lieu, 2010, pp. 169-213
^Ion Rotaru, Cuvintele bătrâne românești, Bucarest, 1981, p. 62–65.
^Marius Sala et alii (coord), Vocabularul reprezentativ al limbilor romanice, Bucarest, Editura Științifică și Enciclopedică, 1988, p. 19–79.
Voci correlate
Storia della lingua romena
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Collegamenti esterni
(EN) Marius Sala e Rebecca Posner, Romanian language, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Lingua romena, su Ethnologue: Languages of the World, Ethnologue.
Corso online di Lingua Romena, su corsolinguaromena.com.