Le regioni dell'Italia augustea furono gli 11 territori in cui fu suddivisa l'Italia Romana da Augusto (in un anno non precisato) e che, in quanto evoluzione dello stesso Ager Romanus (e costituendo quindi il territorio metropolitano di Roma abitato esclusivamente da cittadini romani), la privilegiavano e differenziavano dalle province romane (costituenti tutti i restanti territori dell'Impero romano al di fuori dell'Italia).
Regioni dell'Italia augustea | |||||
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Mappa indicante la posizione delle regioni dell'Italia augustea | |||||
Informazioni generali | |||||
Nome ufficiale | Regiones | ||||
Capoluogo | Roma | ||||
Suddiviso in | 11 regioni | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | anno ignoto | ||||
Fine | 292 d.C. | ||||
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Le regioni non avevano finalità di organi intermediari tra il governo centrale di Roma e le singole realtà urbane, esse erano prive di funzioni politiche e amministrative, essendo queste ultime delegate alla Regio I Latium et Campania di cui faceva parte anche l'Urbe. Furono sostituite nel 314 d.C. dalla Diocesi d'Italia.
Lo stesso nome (regiones), fu dato da Augusto nel 7 a.C. alle 14 zone in cui suddivise il territorio della città di Roma, che hanno dato origine ai 22 rioni di Roma, le zone che costituiscono il centro odierno della capitale.
Inquadramento politico delle Regioni
In epoca repubblicana (fino alla guerra sociale), l'Italia si configurava come una federazione di territori con diversi status amministrativi: le città erano distinguibili in municipia (optimo iure e sine suffragio), aventi una certa indipendenza e autonomia politico-amministrativa; in coloniae, città di nuova fondazione che i romani avevano creato allo scopo di antropizzare un territorio non abitato o come avamposto militare per controllare un territorio di frontiera politicamente instabile; e in città alleate (costituite da tutti i restanti centri italici confederati).
Le colonie a loro volta si distinguevano tra colonie di diritto latino e colonie di diritto romano (colonia civium romanorum), le prime costituite da cittadini romani che si trasferivano in queste colonie perdendo la cittadinanza e acquisendo un'autonomia amministrativa locale retta dallo ius Latii, le seconde, invece, costituite da cittadini romani che mantenevano la propria cittadinanza.
Oltre a queste realtà civiche riconosciute a livello amministrativo, il territorio italico presentava una moltitudine di altri aggregati e agglomerati da dover snellire per la politica e l'amministrazione territoriale, e di cui ci dà testimonianza la Lex Rubria de Gallia Cisalpina: fora, conciliabula, oppida, vici, castella. Successivamente alla guerra sociale Roma concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti della penisola col criterio dello ius soli, facendo sì che già alla fine della Repubblica l'Italia fosse unita sotto un solo regime giuridico e come unica entità statale.
Con l'avvento dell'impero Augusto diede maggiore organizzazione all'unità politica dell'Italia. Le regiones avevano la finalità di snellire la burocrazia e di semplificare i censimenti dei cittadini, nonché di facilitarne l'arruolamento nelle legioni. Come riferito da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, Augusto riorganizzò l'Italia suddividendola nelle seguenti regioni:
- Regio I Latium et Campania
- Regio II Apulia et Calabria
- Regio III Lucania et Bruttii
- Regio IV Samnium
- Regio V Picenum
- Regio VI Umbria et ager Gallicus
- Regio VII Etruria
- Regio VIII Aemilia
- Regio IX Liguria
- Regio X Venetia et Histria
- Regio XI Transpadana
L'Italia fu privilegiata da Augusto e dai suoi successori che vi costruirono una fitta rete stradale e abbellirono le città dotandole di numerose strutture pubbliche (foro, templi, anfiteatro, teatro, terme, ecc.), fenomeno noto come evergetismo augusteo.
L'economia italica era florida: agricoltura, artigianato e industria ebbero una notevole crescita che permise l'esportazione dei beni verso le province.
L'incremento demografico fu rilevato da Augusto con tre censimenti: i cittadini maschi furono 4.063.000 nel 28 a.C., 4.233.000 nell'8 a.C. e 4.937.000 nel 14 d.C. Se si considerano anche le donne e i bambini, nonché gli schiavi e i peregrini residenti, la popolazione totale nell'Italia del I secolo d.C. può essere stimata sui 15 milioni di abitanti circa.
Le regioni non avevano finalità di organi intermediari tra il governo centrale di Roma e le singole realtà urbane, esse erano prive di funzioni politiche e amministrative, essendo queste ultime delegate alla capitale.
Note
- Umberto Laffi, Colonie e municipi nello Stato romano, Storia e letteratura: raccolta di studi e testi, vol. 239, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2007, p. 97, ISBN 9788884983503.
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 46.
- ^ Status dell'Italia e delle sue regioni in epoca romana, su italia.onwww.net.
- ^ Rïóne, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 dicembre 2017.
- ^ * Tullio De Mauro, Storia linguistica dell'Italia repubblicana: dal 1946 ai nostri giorni, Gius.Laterza & Figli Spa, a questa pagina, ISBN 9788858116524;
- Lorenzo Braccesi, Hellenikòs Kolpos: supplemento a Grecità adriatica L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 2001 (pagina 110, testo consultabile su Google libri)
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 50.
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 47-49.
Bibliografia
Fonti antiche
- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Liber III (testo latino originale su la.wikisource)
- Strabone, Geografia, IV, 6; V, 1-4; VI, 1
Voci correlate
- Ager Gallicus
Altri progetti
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