Nell'onomastica araba, il tecnonimico kunya (in arabo كنية?), seguito dal nome proprio di un figlio - in genere il primogenito - è espresso dai termini abū ('padre di') o umm ('madre di').
Esempi
Esso è usato frequentemente per sottolineare la rilevanza sociale della persona che lo ostenta, o per sottolineare una caratteristica. Così, ad esempio, il profeta arabo Maometto era di norma chiamato Abū l-Qāsim, per il figlio che gli morì giovanissimo, mentre la Sfinge di Giza è chiamata Abū l-Hōl, che significa "Padre del terrore", per esprimere il sentimento che suscitava nei primi visitatori arabi.
Talora è seguito o sostituito dal laqab (ad es. il Califfo abbaside al-Manṣūr era chiamato per la sua parsimonia Abū Dawāniq, Quello degli spiccioli).
Bibliografia
- Kunya, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'8 luglio 2012.
Voci correlate
- Onomastica araba
- Laqab
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- kùnya, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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