Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo Dolomiti di Zoldo Dolomiti di Gardena e di Fassa Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino Dolomiti di Brenta
Tra le zone più rinomate a livello naturalistico-ambientale e turistico delle Alpi, sede di un parco nazionale e nove parchi naturali e del più grande comprensorio sciistico italiano (Dolomiti Superski), il 26 giugno 2009 il Comitato esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell'umanità dell'UNESCO, riunita a Siviglia, le ha dichiarate Patrimonio dell'umanità.
Terminologia
Lo stesso argomento in dettaglio: Dolomiti (sezione alpina).
veduta delle cinque torri La MarmoladaMappa orografica delle Dolomiti secondo la suddivisione dell'AVE
Quando si parla di Dolomiti, ci si può riferire principalmente:
alla sezioneDolomiti della Partizione delle Alpi, della (suddivisione didattica tradizionale delle Alpi) e della SOIUSA. Essa ha continuità territoriale e limiti geografici ben precisi: l'Adige, l'Isarco, il Rienza, il passo di Monte Croce di Comelico, il Piave, il Brenta e il Fersina.
al gruppo Dolomiti della AVE (Alpenvereinseinteilung der Ostalpen). I limiti di tale delimitazione non coincidono con quelli del punto precedente. Infatti, mentre a nord e ad est sono identici (l'Isarco, il Rienza, il passo di Monte Croce di Comelico e il Piave), a sud questa classificazione prevede che il gruppo si estenda ben oltre il Feltrino, includendo tutti i rilevi fra il Piave e il Brenta fino alla pianura (Massiccio del Grappa e Colli Asolani). Invece a ovest dal Brenta il limite procede lungo il torrente Cismon fino al passo Rolle, segue il Travignolo, risale per pochi metri l'Avisio per poi raggiungere il passo di Pampeago e da qui l'Isarco lungo il torrente Ega. Tale confine esclude pertanto le Dolomiti di Fiemme che sono considerate un gruppo a sé stante.
all'insieme di gruppi montuosi caratterizzati dalla prevalenza di roccia dolomitica. Tali gruppi si trovano principalmente all'interno della sezione alpina definita come Dolomiti, ma alcuni appartengono anche ad altre sezioni. Per contro, alcuni gruppi montuosi inseriti nella sezione Dolomiti hanno poca o nessuna natura dolomitica. Nel 2009 una parte di questi massicci fu inclusa nel nuovo bene protetto dall'UNESCO, patrimonio dell'umanità, con il nome di "Dolomiti".
La presente voce tratta delle Dolomiti secondo la terza definizione, pertanto dal punto di vista geologico e culturale. Per la trattazione delle Dolomiti riguardanti divisioni geografiche convenzionali (prima e seconda definizione) si rimanda alla voce Dolomiti (sezione alpina).
Storia
«Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?»
(Dino Buzzati, Ma le Dolomiti cosa sono?)
Origine del nome
Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia, costituita principalmente dal minerale dolomite (MgCa(CO3)2) ovvero carbonato doppio di calcio e magnesio. La prima denominazione geografica del termine "Dolomiti" comparve nel 1837 in una guida edita a Londra, per descrivere una regione montuosa comprendente le valli di Fassa, Gardena, Badia, la val Pusteria nonché le Alpi venete. Nel 1864 fu pubblicato il volume The Dolomite Mountains, resoconto di viaggio di due naturalisti inglesi, J. Gilbert e G.C. Churchill. Con questo volume il termine fu introdotto a livello europeo.
Il nome utilizzato precedentemente all'introduzione del termine "Dolomiti", ossia Monti Pallidi trova la sua origine nella composizione chimica delle rocce dolomitiche, carbonato doppio di calcio e magnesio. Essa conferisce una particolare lucentezza e capacità di riflettere la luce circostante al minerale. Il termine si rifà, pertanto, al particolare candore che distingue la roccia dolomitica dalle tonalità più scure dei sistemi alpini circostanti. Questa particolare luminosità è stata attribuita dal folclore ad un prodigioso incantesimo.
Geografia
Delimitazione
Normalmente con il termine Dolomiti è solito riferirsi all'insieme di gruppi montuosi, caratterizzati da una prevalente presenza di roccia dolomitica, convenzionalmente delimitati a nord dalla Rienza e dalla Val Pusteria, a ovest dall'Isarco e dall'Adige con la valle omonima, a sud dal fiume Brenta da cui si stacca la Catena del Lagorai al confine con la Val di Fiemme e a est dal Piave e dal Cadore.
Il Gruppo del Focobon visto dalla forcella della StiaIl Gruppo del Catinaccio (Rosengarten)Dolomiti di Brenta-Madonna di Campiglio
L'esistenza delle Dolomiti d'Oltrepiave, situate a est del fiume Piave, nelle province di Belluno, Udine e Pordenone (e anche in parte dell'Austria, in bassa Carinzia, e nel Tirolo orientale le Dolomiti di Lienz), delle Dolomiti di Brenta, collocate nel Trentino occidentale, delle Piccole Dolomiti, fra Trentino e Veneto, e di affioramenti sparsi sulle Alpi (ad esempio la cima del Gran Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale oppure il gruppo Sernio-Grauzaria con pareti fino a 800 metri di altezza) evidenzia la natura puramente convenzionale di questa delimitazione territoriale.
Ghiacciaio della MarmoladaLago di MisurinaPasso Pordoi dal Sasso PordoiSassolungoCimon della PalaTorri del VajoletVista invernale del Gruppo del Sella
Le Dolomiti, intese nell'accezione più ristretta, vengono divise in due zone dal corso del torrente Cordevole (il quale scorre in provincia di Belluno ed è il principale affluente del Piave), in Dolomiti Orientali, ovvero ad est del Cordevole e Dolomiti Occidentali ad ovest del Cordevole. L'area dolomitica si estende tra le province di Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone. Comunemente si indica la Marmolada come la cima più alta delle Dolomiti, con i suoi 3.343 m s.l.m., ma è da notare come questa formazione non sia affatto costituita da dolomia, bensì in prevalenza da calcari bianchi molto compatti (anch’essi come la dolomia derivati da scogliere coralline), con inserti di materiale vulcanico.
Pale di San Martino
Gruppi
Un elenco dei gruppi dolomitici può essere il seguente, tra parentesi sono riportate le province di appartenenza:
Passo del Travignolo (Valle dei Cantoni - Ghiacciaio del Travignolo)
sentiero attrezzato
2925
Passo di Val Strut (Vezzana - Val Strut)
sentiero attrezzato
2870
Passo delle Farangole (Val Grande - Val di Focobon)
sentiero attrezzato
2814
Passo d'Ombretta (Val di San Nicolò - Val d'Ombretta)
sentiero
2727
Passo della Sentinella (Val Popera - Val Fiscalina)
sentiero
2717
Forcella del Sasso Lungo (Val Gardena - Campitello)
sentiero
2683
Forcella di Stephen (Il Porton - Passo di Ball)
sentiero attrezzato
2680
Passo delle Coronelle (Lago di Carezza - Valle Vajolet)
sentiero attrezzato
2644
Forcella Jou de la Tana (Cadore - Val d'Ansiei)
sentiero
2644
Passo del Principe (Valle Vajolet - Valle del Ciamin)
sentiero
2597
Passo di Pravitale (Altopiano di Rosetta - Val Pradidali)
sentiero
2580
Passo delle Comelle (Altopiano di Rosetta - Val Gares)
sentiero
2579
Passo Rosetta (San Martino di Castrozza - Altopiano di Rosetta)
sentiero attrezzato
2573
Passo Vajolet (Tires - Valle Vajolet)
sentiero
2549
Passo di Canali (Primiero - Agordino)
sentiero
2497
Passo dell'Alpe di Tires (Campitello - Tires)
sentiero
2455
Forcella Lavaredo (Val Lavaredo - Val Fiscalina)
sentiero
2454
Passo di Ball (San Martino di Castrozza - Val Pradidali)
sentiero
2450
Forcella di Giralba (Sesto - Auronzo di Cadore)
sentiero
2436
Forcella Giau (Mondeval - Val Costeana)
sentiero
2360
Col dei Bos (Valle del Falzarego - Valle Travernanzes)
sentiero
2313
Forcella Grande (San Vito di Cadore - Auronzo di Cadore)
sentiero
2262
Passo Tre Sassi (Cortina - San Cassiano)
sentiero
2199
Passo Duron (Alta Val Duron - Alpe di Siusi)
sentiero
2168
Forcella de la Ciavazoles (Cibiana di Cadore - Zoldo)
sentiero
1994
Forcella Forada (Selva di Cadore - San Vito di Cadore)
strada
1975
Forcella d'Alleghe (Alleghe - Valle di Zoldo)
sentiero
1820
Idrografia
Laghi
Lago di Misurina
Lago di Alleghe
Lago di Dobbiaco
Lago di Braies
Lago di Landro
Lago di Auronzo (artificiale),
Lago di Centro Cadore (artificiale)
Lago di Fedaia (artificiale)
Lago di Santa Croce
Lago del Mis (artificiale)
Lago di Molveno
Lago di Tovel
Lago di Carezza
Lago di Barcis (artificiale)
Geologia
La genesi di questo tipo di roccia carbonatica inizia attraverso accumuli di conchiglie, coralli e alghe calcaree e in ambiente marino e tropicale (simile all'attuale barriera corallina delle Bahamas e dell'Australia orientale), i quali ebbero luogo nel Triassico, circa 250 milioni di anni fa, in zone con latitudine e longitudine molto diverse dall'attuale locazione delle Dolomiti, dove esistevano mari caldi e poco profondi. Sul fondo di questi mari si accumularono centinaia di metri di sedimento che, sotto il loro stesso peso e perdendo i fluidi interni, si trasformarono in roccia. Successivamente, lo scontro tra la placca europea e la placca africana (orogenesi alpina) fece emergere queste rocce innalzandole oltre 3000 m sopra il livello del mare.
Sintetizzando, la storia orogenetica dolomitica è la seguente:
270-235 milioni di anni fa le rocce sedimentarie si accumulano in terra e in mare. Si formano atolli e barriere coralline, spesso sconvolti da eruzioni vulcaniche;
235-180 milioni di anni fa, calcari e dolomie si accumulano sul fondo di lagune piatte e costiere;
180-80 milioni di anni fa mari profondi permettono l'accumulo di calcari e marne in spessi strati,
20 milioni di anni fa nascono le montagne attraverso la deformazione degli antichi fondali. La placca africana si scontra con quella euroasiatica facendo sollevare le Dolomiti (ad esempio il Gruppo del Sella che si erge per quasi mille metri sul paesaggio circostante era un'unica grande barriera corallina).
Un evidente ed assai interessante esempio di stratificazione geologica delle rocce è presente nel canyon del Bletterbach in Alto Adige. Sul Pelmetto in Cadore e ai Lavini di Marco presso Rovereto vi sono impronte fossili di dinosauro.
Il paesaggio attuale è spigoloso e ricco di dislivelli. A determinare tale trasformazione sono stati i piegamenti e le rotture delle rocce lungo piani di scorrimento (faglie), ai cui movimenti corrispondono altrettanti terremoti; episodiche esplosioni vulcaniche e relativi depositi; erosioni differenziali legate agli agenti atmosferici e ai piani di debolezza insiti nelle rocce. Ne risulta una topografia molto articolata in strutture verticali (pale, guglie, torri, pinnacoli, denti, campanili) ed orizzontali (tetti, cornicioni, spalti, cenge, plateau).Si possono osservare le testimonianze di periodi a clima temperato, precedenti a quelli glaciali, ma soprattutto dominano le forme di erosione ed accumulo legate ai periodi glaciali, gobbe rocciose levigate e striate dal ghiaccio (rocce montonate), valli sospese, circhi glaciali, depositi di morene, tracce di antichi suoli gelati (permafrost), testimonianze delle pressioni esercitate dalle masse glaciali.
L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tuttora in corso. Oggi le Dolomiti mostrano il biancore dei carbonati di scogliera corallina, l'acutezza di rocce coinvolte in orogenesi recenti, le incisioni di potenti agenti esogeni (ghiacciai, vento, pioggia, freddo-caldo). Frequenti sono i macereti (depositi detritici), mentre ghiacciai e nevai sono presenti anche se non di grande estensione (il più esteso è quello della Marmolada. Importante anche quello di Fradusta nelle Pale di San Martino). Fenomeni di erosione sono alla base di particolari formazioni geologiche, le Piramidi di terra in Alto Adige e a Segonzano in Trentino.
Nel futuro geologico, le Dolomiti continueranno a crescere inglobando nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana (analogamente a quanto succede per la catena himalayana). La scomparsa di questa spinta determinerà il prevalere degli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano (come è successo negli Urali).
È anche da ricordare una particolare distribuzione di cime dolomitiche che costituisce la Meridiana di Sesto, nelle Dolomiti di Sesto Pusterìa.
Vista sul Catinaccio dal Rifugio Bolzano durante il fenomeno dell'enrosadira
Il fenomeno dell'Enrosadira
In virtù della particolare composizione chimica e all'elevata riflettanza che essa conferisce al minerale, se particolari condizioni meteorologiche lo permettono, si dà un fenomeno caratteristico delle Dolomiti, detto enrosadira. Ossia quando le montagne assumono al tramonto una colorazione rosa che passa gradatamente al viola. Anche in questo caso il fenomeno venne attribuito dal folclore ad un incantesimo, nella saga di Re Laurino.
Ambiente
Flora
Larice, albero tipico delle AlpiStella alpina
Fino a 1800 m (versanti nord) o 2200 m (versanti soleggiati) la vegetazione è formata principalmente da boschi di conifere (abete rosso, abete bianco, pino silvestre e larice), mentre nelle alte quote da boschi di larice, cirmolo e cespuglietti di mughi. Il “pino mugo” legnoso, resistente a tutte le bufere, trattiene le nevi, protegge dalle valanghe, e fornisce una sostanza medicamentosa detta “olio di mugo”. Un altro nome del pino mugo è barancio (nelle Dolomiti di Sesto si trovano i gruppi dolomitici della rocca dei Baranci e della Croda dei Baranci). Nelle Dolomiti è presente anche il ginepro che è ad arbusteto e costituisce vasti tappeti con gli arbusteti del mirtillo, dell'erica e del rododendro alpino i quali sono ampiamente diffusi. Al di sotto dei 1200-1000 metri troviamo boschi di latifoglie: faggio, quercia (rovere, roverella), betulla, nocciòlo, castagno, frassino, acero di monte, ornello. In zone ricche di acqua, sul fondovalle, crescono il salice e l'ontano. Molto diffusi sono muschi e licheni.
Sono presenti anche diversi pascoli in alta quota, come ad esempio l'alpe di Siusi, gli e Pian dei Buoi.
Dai boschi di abete rosso (o peccio) di certe zone (come quelli della val di Fiemme, di Paneveggio o attorno al lago di Carezza) si ricava il legno per le casse armoniche degli strumenti musicali: è l'abete di risonanza. Il popolo del Cadore, fiero delle sue peccete, volle rappresentare nel suo stemma un abete rosso avvinto da due torri.
Importanti come habitat sono pure i luoghi umidi: le torbiere, i siti alluvionali dei torrenti glaciali, le sorgenti, gli specchi d'acqua libera, i prati umidi (molineti), le pozze d'alpeggio, le pozze di risorgiva. Tra i laghi, particolare è il lago di Tovel in Trentino in quanto, a causa di un microrganismo, assumeva in passato una colorazione rossastra. I laghetti delle Dolomiti, come in genere quelli delle Alpi, sono (oligotrofi). I più noti e pittoreschi laghi dolomitici sono: il lago di Tovel, il lago di Molveno, il lago di Carezza, il lago di Braies, il lago di Dobbiaco, il lago di Landro, il lago di Misurina, il lago d'Antorno, il lago di Auronzo, il lago di Alleghe.
Innumerevoli sono i tipi di fiori che costituiscono la flora alpina dolomitica, come ad esempio: la stella alpina alle alte quote (originaria degli altopiani aridi dell'Asia centrale), alcuni tipi di genziana, alcuni tipi di sassifraghe (saxifraga), il giglio martagone, la campanula (campanula del Moretti e campanula scheuchzeri), l'azalea alpina del genere rhododendron, l'ambretta strisciante (geum reptans) su macereti e morene, vari tipi di Ranuncolacee (come il botton d'oro, il ranuncolo dei ghiacciai e la clematide alpina), la vitalba alpina, la daphne striata, la miosòtide (o myosotis, noto anche come "non-ti-scordar-di-me"), vari tipi di orchidea, la viola, il ciclamino delle Alpi, il colchicum, il croco, l'astro alpino, il garofano dei ghiacciai, la pulsatilla alpina o anemone alpino, il senecio, la soldanella, la veronica gialla delle rocce (abitatrice delle fessure delle rocce), la nigritella, l'arnica, il narciso, il cardo, il camedrio alpino, il papavero alpino retico, il geranio sanguineo, la pinocchiella delle rupi, il brugo, la valeriana nana, l'aquilegia azzurra, la peonia selvatica, il dente di cane, la primula minima, il leontodon, il raponzolo di roccia, l'androsace alpina e l'androsace di Hausmann, il giacinto di montagna.
Fauna
Stambecco delle AlpiAquila reale
Nelle Dolomiti vivono numerose specie di mammiferi e roditori: il capriolo, il cervo, il camoscio, lo stambecco, il cinghiale, la marmotta, la martora, lo scoiattolo, il tasso, la donnola, la faina, la puzzola, la talpa, la volpe, la lepre, il ghiro, il riccio. Molto rara è la lontra, ritornata in questi ultimi anni (Alto Adige, Carnia e Cadore). In alcune zone vivono l'orso bruno, la lince e il lupo. Negli ultimi anni in alcune zone (tra Friuli e Trentino-Alto Adige) è stata accertata la presenza dello sciacallo dorato proveniente dalla penisola balcanica.
Tra gli uccelli si ricordano: l'aquila reale, il falco pellegrino, l'astore, la poiana, il gheppio, lo sparviero, il biancone, il gipeto, il corvo, il gallo forcello, la civetta, il barbagianni, l'urogallo, il picchio, l'upupa, lo sparviero, il fagiano di monte, il francolino di monte, il gufo, la pernice bianca, il merlo e il merlo acquaiolo, il gracchio alpino, la ghiandaia, l'allocco, la coturnice, il tordo, il pettirosso.
Tra gli anfibi vivono la rana alpina, il rospo, la lucertola, il ramarro, il tritone alpestre, la salamandra, la salamandra alpina, l'ululone. Tra i rettili velenosi vi sono la vipera e il marasso. Sono presenti pure la biscia dal collare, il biacco, la coronella austriaca, il saettone, l'orbettino.
I pesci autoctoni sono rappresentati a fondo valle dalla trota marmorata, dallo scazzone e dal temolo. Oltre gli 800-1000 m.s.l.m. è presente quasi esclusivamente la trota fario che nelle zone di transizione degli areali dà luogo a popolazioni ibride Fario-Marmorata.
Seppur rarissimo, nei fondovalle a quote meno elevate ed occasionalmente fino a 1000-1400 m.s.l.m., è presente il gambero di fiume.
Clima
Il clima delle Dolomiti è caratterizzato da estati brevi ma calde e miti. Al contrario, l'inverni sono lunghi e molto freddi.
Antropizzazione
Le prime frequentazioni degli esseri umani nelle Dolomiti risalgono all'11.500 a. C. L'insediamento stanziale nelle valli dolomitiche è ben documentato dall'età del bronzo. Nel corso del I millennio avanti Cristo le Dolomiti furono popolate dai Reti e colonizzate pure dai Celti, popoli che ebbero rapporti commerciali anche con gli Etruschi. Successivamente il territorio fu occupato dai Romani che, in età imperiale, divisero l'area tra le province di Raethia e Noricum a nord e la X Regio Venetia et Histria a sud. Il contatto tra le popolazioni retiche indigene e quelle latine diede origine ad una nuova cultura e lingua: il ladino. Nell'alto Medioevo (VI secolo) vi giunsero i Longobardi. Dall'XI secolo si formarono nell'area dolomitica forme di autogoverno delle comunità locali (Magnifiche Comunità o Regole), esercitate per mezzo di statuti votati democraticamente (le Carte di Regola o Statuti).
Durante il periodo fra i secoli XIV e XVIII il territorio dolomitico fu diviso in due grandi aree d'influenza austroungarica e veneta. I principati vescovili di Trento e Bressanone facevano parte del Sacro Romano Impero, mentre il Bellunese (tranne il comune di Cortina d'Ampezzo che fu dell'Impero fra il 1511 e il 1918) e la Carnia appartenevano alla Repubblica di Venezia la quale in Carnia e in Cadore si sostituì al dominio del patriarcato di Aquileia nel XV secolo. La Carnia fu territorio austriaco fra il 1814 e il 1866. Il Bellunese, come tutto il Veneto, entrerà a far parte del Regno d'Italia nel 1866 dopo la terza guerra d'indipendenza, tranne, come già accennato, la zona di Cortina d'Ampezzo. Il Trentino-Alto Adige entrerà a far parte del Regno d'Italia nel 1918 al termine della prima guerra mondiale.
Quanto poi agli insediamenti umani, nell'area sudtirolese tedescofona prevale il cosiddetto maso chiuso, mentre nella zona ladina (Badìa e Gardena, Trentino, Bellunese) prevalgono le cosiddette viles, nuclei compatti di case addossate le une alle altre. Sono dominanti due diversi modelli culturali: sull'area germanofona prevale il modello germanico, basato su un'organizzazione per nuclei monofamiliari con prevalenza dell'allevamento sull'agricoltura e quindi caratterizzato da ampie superfici a pascolo generalmente indivise; nell'area di cultura romanza è invece diffuso il modello romano, con un'organizzazione sociale in piccole comunità regolate dal diritto romano e dedite prevalentemente all'agricoltura e alla silvicoltura.
Già si è ricordato che le Dolomiti sono dette, da una leggenda popolare, "Monti Pallidi". Numerosi sono i cicli di leggende e i racconti che trattano di popolazioni remote (FanesCayuteres, Croderes, Marmaroles da cui Marmarole, ecc.) che abitavano mitici regni, dando vita a scontri leggendari e intrecciando relazioni con magiche presenze nella natura circostante (maghi, gnomi, giganti, fate, streghe, orchi, spiriti, ondine). La versione originale è in lingua ladina, raccolte alla fine dell'Ottocento da Giovanni Battista Alton e successivamente da . Quasi negli stessi anni Karl Felix Wolff raccolse le saghe relative al filone relativo al Regno dei Fanes, rimaneggiò la materia con una certa libertà e le tradusse in tedesco. La sua opera ebbe una grande diffusione a livello internazionale.
Diverse valli dolomitiche in epoca preistorica e protostorica erano abitate - secondo la tradizione - dai salvàns (uomini) e dalle anguane (donne), gente dalla corporatura massiccia, di media statura, dai capelli nerissimi, con barba nera e lunga. Vestivano con pelli di animali cacciati ed erano armati di grossi bastoni nodosi ed aste appuntite o munite di una punta di pietra. Abitavano in grotte o tuguri di tronchi di legno e pelli di animali. Si cibavano di prodotti dei boschi e della carne degli animali cacciati. A poco a poco abbandonarono gli insediamenti più favorevoli di fondovalle e si rifugiarono nei boschi, poiché erano minacciati dal moltiplicarsi dei villaggi e delle genti guerriere (probabilmente indoeuropei) che erano giunte per insediarsi e poi diffondersi sempre di più.
Tutela
Numerosi parchi naturali proteggono questa particolare natura e vari comitati ad hoc si sono impegnati nel proporre le Dolomiti come Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, tentativo coronato da successo il 26 giugno 2009, quando a Siviglia i ventuno componenti del World Heritage Committee hanno deciso all'unanimità di includere la quasi totalità delle Dolomiti nell'elenco dei patrimoni naturali. La candidatura era stata inizialmente avanzata nel 2004 dal Ministero dei Beni Culturali, ma era stata bocciata dall'UNESCO nel maggio 2006. Successivamente il gruppo di lavoro UNESCO del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo, ha ripresentato i due dossier di candidatura, avviando, contestualmente, un intenso negoziato con i 165 paesi membri della Convenzione e i 37 paesi membri del Comitato. A conclusione del negoziato, durato due anni e mezzo, l'Autorità indipendente di valutazione delle candidature naturalistiche, l'IUCN, ha espresso parere favorevole alla candidatura. Da ultimo, a Siviglia, nel giugno 2009, la squadra coordinata dal prof. Petrillo ha condotto gli ultimi finali negoziati ottenendo il riconoscimento dell'UNESCO che "certifica" l'unicità, nel mondo, delle Dolomiti.
I nove sistemi dolomitici protetti dall'UNESCO
Il bene "Dolomiti UNESCO" comprende nove sistemi dolomitici:
N
Foto
Sistema
1
Pelmo e Croda da Lago
2
Marmolada
3
Pale di San Martino, Pale di San Lucano, Dolomiti bellunesi, Vette Feltrine
Tratto finale della pista Saslong, nel Dolomiti Superskiil Rifugio Coldai lungo l'Alta via n. 1Il (Messner Mountain Museum) del Monte Rite
Le Dolomiti, specialmente nella loro parte settentrionale e occidentale, sono intensamente sfruttate ad uso turistico. In particolare le valli delle Province di Trento e Bolzano e la parte alta della Provincia di Belluno basano la propria economia sulla pratica invernale dello sci alpino divenuto popolare con le Olimpiadi invernali di Cortina del 1956. Il Dolomiti Superski unisce poi sotto un unico skipass la quasi totalità dei comprensori sciistici della zona. Più marginali sono invece lo sci di fondo (di cui esistono però vari punti di eccellenza sparsi nelle varie vallate), e lo sci alpinismo che, in costante crescita negli ultimi decenni, vede la continua nascita di nuovi sci club e gare (prevalentemente notturne) tra le quali vanno sicuramente citate la "Dolomiti Sotto le Stelle" e la "Sellaronda Skimarathon".
L'estate è invece il tempo dell'escursionismo e delle scalate, che interessano l'intera area. Le Dolomiti vantano una lunga tradizione escursionistica e alpinistica che nel corso del '900 ha dotato molte montagne di una via di salita segnalata e spesso ferrata per facilitarne l'accesso. Le Vie Ferrate sono estremamente diffuse e non si contano i tipici rifugi alpini e i Bivacchi Fissi che facilitano di molto la salita a questi monti. Altro punto di eccellenza sono le Alte Vie delle Dolomiti: sentieri ben battuti e segnati che consentono di compiere lunghe attraversate a tappe della durata di svariate giornate camminando sempre in quota senza mai scendere a fondovalle. Le due Alte Vie più famose sono l'Alta Via numero 1 dal Lago di Braies a Belluno e l'Alta Via numero 2 da Bressanone a Feltre. L'arrampicata, data la sua estrema variabilità e veloce evoluzione, meriterebbe un capitolo a sé stante: vie alpinistiche (classiche e moderne) in montagna, Big Wall, falesie attrezzate, vaste aree boulder e arrampicata su ghiaccio sono solo alcuni esempi delle varie attività legate a questo sport.
Alcune fra le località di villeggiatura più conosciute presenti nelle vallate dolomitiche sono: Cortina d'Ampezzo nella Conca Ampezzana, Auronzo di Cadore-Misurina in val d'Ansiei, Rocca Pietore-Marmolada nella val Pettorina, Agordo nella Conca Agordina, Selva, Santa Cristina e Ortisei in Val Gardena, Dobbiaco e Sesto in val Pusteria, Castelrotto ai piedi dell'alpe di Siusi, Canazei, Campitello di Fassa e Moena nella val di Fassa, Falcade in valle del Biois, San Martino di Castrozza nel Primiero, Arabba nella valle di Livinallongo, Corvara, La Villa, San Cassiano, Badia in val Badia, Madonna di Campiglio in val Rendena, Sappada e Forni di Sopra in Friuli Venezia Giulia.
Un altro tipo di turismo è rappresentato dai luoghi legati ai combattimenti del fronte italiano della prima guerra mondiale: tra questi ricordiamo il Pasubio nelle Piccole Dolomiti (Strada delle 52 gallerie e Dente Italiano). Sul Monte Rite, nel comune di Cibiana di Cadore, è possibile visitare il museo (MMM Dolomites) dedicato alla storia dell'esplorazione e dell'alpinismo nelle Dolomiti. Alcune località turistiche storiche assieme alle montagne più famose hanno assunto durante il turismo Romantico a cavallo tra '800 e '900 degli appellativi o "soprannomi" (spesso confusi tra loro dai media) che risultano però diffusi ancor oggi:
Panoramica dal passo Gardena verso la val Gardena, con le località di Santa Cristina Valgardena, Selva di Val Gardena e Ortisei, e il Sassolungo.
Panoramica sul Gruppo delle Dolomiti di Brenta.
Panoramica dalla cresta ovest della Marmolada. All'orizzonte, a destra e sinistra di Punta Penia, le Pale di San Martino, il Latemar, il Catinaccio, il Sassolungo, il Sella e le Dolomiti Ampezzane.
Una veduta dell'alba sulle principali cime delle Dolomiti occidentali, dal monte Pascolo: il Sass de Putia, il gruppo Puez-Odle, il Gruppo del Sella, il Sassolungo ed il Sassopiatto, la Marmolada, l'alpe di Siusi ed il Gruppo del Catinaccio.
Allevamento
L'allevamento, praticato da secoli dalla popolazione in modo tradizionale, secondo la modalità dell'alpeggio, ha anche un'attrattiva turistica, ed è oggi praticato principalmente per la produzione alimentare artigianale.
Artigianato
In alcune zone delle Dolomiti l'artigianato tipico (sculture in legno) ha una grande tradizione e assume un importante ruolo economico.
Cultura
Nei media
Nelle Dolomiti sono state girate alcune scene di vari film, tra cui La Pantera Rosa (The Pink Panther) di Blake Edwards (1963), Per favore, non mordermi sul collo! di Roman Polański (1967), L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci (1987), Solo per i tuoi occhi con Roger Moore (1981), Cliffhanger con Sylvester Stallone (1993) e The Italian Job di F. Gary Gray (2003), oltre alla serie televisiva Un passo dal cielo con Terence Hill (2010).
Note
^I valori universali, su dolomitiunesco.info. URL consultato il 26 aprile 2016 (archiviato il 25 aprile 2016).
^(EN) The Dolomites-UNESCO World Heritage, su whc.unesco.org. URL consultato il 27 settembre 2010 (archiviato l'11 luglio 2017).
^Non tutti i gruppi dolomitici sono inclusi nel sito protetto dall'UNESCO; non vi rientrano ad esempio il Gruppo del Sella e il Gruppo del Sassolungo.
^Le Dolomiti di Brenta appartengono alle Alpi Retiche meridionali; le Dolomiti Friulane, le Dolomiti di Lienz e le Dolomiti di Comelico-Dolomiti Carniche appartengono alle Alpi Carniche e della Gail; le Piccole Dolomiti appartengono alle Prealpi Venete.
^La Marmolada, considerata come la vetta più alta delle Dolomiti, è composta principalmente di calcari. Le cosiddette Dolomiti di Fiemme sono per nulla composte di dolomia.
^1864: la scoperta delle Dolomiti, su repubblica.it. URL consultato l'8 giugno 2014 (archiviato il 20 marzo 2014).
^Leggende dell'Alto Adige - I Monti Pallidi, su altoadige-suedtirol.it. URL consultato il 13 giugno 2014 (archiviato il 2 aprile 2015).
^Per quanto riguarda la suddivisione delle Dolomiti proposta dalla Partizione delle Alpi e dalla SOIUSA si veda la voce Dolomiti (sezione alpina).
^Marco Avanzini, Evelyn Kustatscher, La gola del Bletterbach, Storie nella roccia, pag.64-65, ed. Besucherzentrum Geoparc Bletterbach (Aldino, Bolzano), 2011.
^Oltre alle gole del Bletterbach, presenta interesse geologico particolare il doss Cappèl (m.2264) nei dintorni di Predazzo. Rocce intrusive ed effusive si trovano poi nell'area del vulcano di Predazzo lungo il Sentiero geologico Miniere della Bedovina.
^Dolomiti: Monte Pelmo - impronte di dinosauri sul masso di frana al Pelmetto, su magicoveneto.it. URL consultato il 20 giugno 2019 (archiviato il 20 giugno 2019).
^Una particolare conformazione geologica della roccia dolomitica è la croda. Si tratta di guglie costituite da dolomia, isolate da canaloni e con pareti nette con spigoli vivi al loro incrocio (ad esempio le Tre Cime di Lavaredo, la Croda da Lago a Cortina d'Ampezzo, la Croda del Becco, la Croda dei Toni e la Croda Rossa di Sesto in Val Fiscalina, la Croda Rossa d'Ampezzo, ecc.).
^Enrosadira sul sito del Touring Club Italiano, su touringclub.it. URL consultato l'8 luglio 2020 (archiviato il 26 dicembre 2017).
^Dino Dibona, Leggende e storie insolite delle Dolomiti, ISBN 88-8289-646-3
^Mugo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
^Oligotrofo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
^Alto Adige: è tornata la lontra, da un anno scienziati ne seguono le tracce, su it.notizie.yahoo.com. URL consultato il 28 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2014).
^Valle di Non (Trento): fotografato un esemplare di sciacallo dorato sul Monte Peller, su trentotoday.it. URL consultato il 14 giugno 2014 (archiviato il 14 luglio 2014).
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^Il contesto della saga dei Fanes: culti e miti, su ilregnodeifanes.it. URL consultato il 27 giugno 2014 (archiviato il 28 novembre 2013).
^Dolomiti, Touring editore, 2014, pag. 39 e 40-41.
^Nelle aree dolomitiche esiste una grande concentrazione di miti, leggende, favole e saghe. Il mondo germanico, la cultura tirolese, il gotico del Nord e il barocco delle influenze venete si mescolano con l'antica civiltà dei Ladini, partorendo storie senza tempo. (Alessandra Artale; Miti, misteri e leggende del Veneto, pag.111, Editoriale Programma, Treviso, 2019).
^"I salvàns" in Le più belle storie e leggende delle Dolomiti di Dino Dibona, pagg. 12-29, Newton Compton Editori, seconda edizione, Roma, 2019.
^Dolomiti patrimonio dell'umanità dall'Unesco il riconoscimento, su repubblica.it. URL consultato il 24 luglio 2009 (archiviato il 29 giugno 2009).
^Unesco, le Dolomiti sono patrimonio Universale dell'Umanità, su corriere.it. URL consultato il 15 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2009).
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