Canto del cigno è un idioma utilizzato per riferirsi all'ultima espressione degna di nota di una carriera artistica o professionale che sta volgendo al termine.
In altri contesti, l'idioma viene utilizzato anche per indicare l'ultimo segno di vitalità di un essere vivente.
Origini
Si suppone che l'espressione derivi dall'antica credenza che i cigni, all'approssimarsi della morte, anziché spegnersi tristemente, esprimano la loro gioia con canti ancor più belli e melodiosi di quelli di tutta la vita precedente. Infatti, secondo Platone:
«Gli uomini mentono anche sui cigni e sostengono che essi, prima di morire, cantino per il dolore.
— Ma nessun altro uccello se ha fame, freddo o altro inconveniente esprime col canto la sua sofferenza.
— I cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio, si rallegrano. Allo stesso modo Socrate, compagno di servitù dei cigni e non meno di essi indovino, gioisce. Egli è certo che, nel momento in cui la sua anima si sarà liberata dalle catene del corpo, potrà finalmente ritornare alla vera luce.»
Si può dunque supporre che i cigni a cui si riferiva Platone fossero i "cigni canori" (o "musici"), oggi comunemente detti "cigni selvatici" (nome scientifico: Cygnus cygnus), o comunque appartenessero a qualche specie canterina di cigno presente allora nell'area mediterranea. È dunque senz'altro escluso, tra i cigni di cui potrebbe parlare il filosofo, perlomeno il Cygnus olor ("cigno reale"), che normalmente non vocalizza affatto, e per questo è anche detto "cigno muto".
Il canto del cigno in musica
Durante tutto il Rinascimento, svariati madrigalisti si servirono dell'allegoria del canto del cigno per analizzare la condizione umana, e ben presto tale riferimento letterario divenne senz'altro un tòpos (cioè un luogo comune). Così, il musicista fiammingo Jacques Arcadelt compose il madrigale Il bianco e dolce cigno, che godrà d'immensa fama durante tutto il XVI secolo. Così pure, nel 1612, il compositore e organista inglese Orlando Gibbons pubblicò il suo celebre (Il cigno d'argento), incluso nel First set of madrigals and motets of 5 parts.
Alla leggenda del canto del cigno si deve anche il nome, postumo e voluto dall'editore , dell'ultima raccolta di Lieder del musicista viennese Franz Schubert, composta nel 1828 e nota appunto come Schwanengesang (D 957). Lo stesso anno il compositore fu colto da febbre tifoide a Eisenstadt, durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn, e morì il 19 novembre.
Note
- ^ (NL) Digitale Bibliotheek voor de Nederlandse Letteren - Den singende swaen(1664)–Willem de Swaen Willem de Swaen, Den singende swaen · dbnl
- ^ Nota sull'incisione di Reinier van Persijn: il cigno qui inciso è verosimilmente ispirato al Cygnus olor, e anziché cantare è evidentemente impegnato a suonare.
- ^ Platone, Il canto dei cigni (Fedone, 84e-85b). http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Platone/Cigni.html
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